Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

siamo fare, partendo da relazioni microsociali. Se cerchiamo lo scontro, dobbiamo sapere che storicamente i poveri e dunque anche gli indigeni hanno quasi sempre perso. L’importante è ri- cordare che gli indigeni non sono relitti storici. Né sono quelli de- scritti da Rousseau con il mito del buon selvaggio 7 . Faccio un esem- pio banale: se dai a un indigeno un cellulare, puoi essere certo che non se lo scollerà dall’orec- chio finché vive. Oppure si guardi ai giovani indios che studiano in città. Quando tornano al villaggio, passano con totale disinvoltura dall’indossare scarpe e occhiali a camminare a piedi nudi e con le frecce in mano. Io li chiamo “pen- dolari della cultura”». LA CAUSA INDIGENA È CAUSA DELL’UMANITÀ Chiediamo a padre Carlo se, a suo parere, la causa indigena non finisca per interessare soltanto a PERÚ 16 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2013 ristretti gruppi di persone come, ad esempio, antropologi, etnologi e ambientalisti. «Non lo credo. Gli indigeni sono essenziali per il mondo non sol- tanto a motivo dell’ecosistema in cui essi si muovono ma anche per le alternative di vita e di modello economico che portano avanti. Per questo ne ho la certezza: la causa indigena non riguarda sol- tanto i popoli indigeni ma tutta l’umanità». Geremia detta Gery ha ascoltato in rispettoso silenzio la nostra conversazione con il vulcanico fratello missionario. Ma anche lei ha molte cose da raccontare ( la sua storia alle pagine 14 e 15 ) 8 . Una, la più bella tra tutte, le siede accanto. Sono Shany e Gery, so- relline asháninka, che lei ha adottato e che ora si stringono at- torno allo zio Carlo. Prete italiano dal cuore asháninka. Paolo Moiola «Facciamo un esempio - spiega -, comparando la situazione del Ca- nada e della Svezia a quella dell’A- mazzonia. Da secoli il Canada e la Svezia riescono a vendere i propri pini senza compromettere i loro boschi, perché il Perú non po- trebbe vendere il cedro e il mo- gano senza distruggere le proprie foreste? Ecco, almeno uno svi- luppo sostenibile di questo tipo andrebbe perseguito. Certamente non è facile, considerando che queste imprese transnazionali sono più forti degli stati, soprat- tutto di stati come il Perú». Padre Carlo è un uomo di cultura: sa spaziare con cognizione di causa dalla Bibbia a Gramsci. Ma è anche e soprattutto un uomo pratico che, al cospetto della realtà, vuole poter agire concreta- mente. «Con Gery, ho sempre so- stenuto che la nostra filosofia deve essere dettata dalla “pas- sione per il possibile”. Che signi- fica: facciamo quello che pos- N OTE 1 - Sulla figura di mons. Bambarén si legga l’intervista La vita prima del de- bito (MC, maggio 2000), a cura di Paolo Moiola. 2 - Su Gustavo Gutiérrez si leggano le in- terviste Gli esclusi non si arrende- ranno (MC, febbraio 1998) e Ma i gio- vani statunitensi mi dicono che... (MC, dicembre 2003), entrambe a cura di Paolo Moiola. 3 - Si tratta del programma delle Nazioni Unite denominato «Redd». Il sito uffi- ciale: www.un-redd.org . 4 - Sulla questione dei lotti in cui è stato suddiviso il Perú, si legga: Paolo Moiola, Splendori e miserie del lotto 122 , MC, novembre 2011. 5 - Gli scontri avvennero il 5 giugno 2009. Lasciarono sul terreno almeno 33 morti, tra indigeni e poliziotti. Il numero reale di vittime potrebbe però essere stato maggiore. 6 - Si tratta della Legge 29785, del 6 set- tembre 2011, dal titolo di: « Ley del de- recho a la consulta previa a los pue- blos indígenas u originarios, recono- cido en el convenio 169 de la Organi- zación international del trabajo (Oit) ». 7 - Secondo il «mito del buon selvaggio», in origine l’uomo è un animale buono e pacifico, corrotto successivamente dalla società e dal progresso. 8 - Le foto di questo reportage e la foto della copertina del numero sono di A NNALISA I ADICICCO E M ARLON K RIEGER : www.annalisaiadicicco.com . # Una mamma asháninka con un piccolo in braccio. © Annalisa Iadicicco-Marlon Krieger

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