Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2013

Dal punto di vista dello sfrutta- mento petrolifero, la vasta zona geografica dove opera padre Carlo corrisponde al Lotto 126 4 . Titolare della concessione è la True Energy , società petrolifera a capitale canadese. «Si sono piaz- zati con alcuni pozzi anche se il petrolio è di pessima qualità e molto profondo. Con un prezzo oltre i 100 dollari al barile anche un prodotto scadente genera pro- fitti. Questi stanno rovinando tutto e non hanno nessun contatto con le popolazioni indigene del luogo. Arrivano con l’elicottero, usato per portare di tutto, fin’anche l’acqua in bottiglia per gli operai. La mia avversione non è soltanto verso l’inquinamento ambientale, ma anche verso un inquinamento che è etico, morale e civile». La tracotanza delle compagnie minerarie è conosciuta. In Perú, nulla è cambiato dopo i fatti di Bagua (i tragici scontri tra indi- geni e polizia) 5 e dopo l’approva- zione della legge di consultazione preventiva delle popolazioni indi- gene 6 . Nel Perú della crescita economica su base estrattivista, il «pericolo-tenaglia» è con- creto: nel sottosuolo ci sono le risorse petrolifere, sopra c’è il 14 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2013 legname pregiato, in mezzo i po- poli indigeni. «Purtroppo - spiega padre Carlo -, si è diffuso un virus che vede l’Amazzonia come un magazzino di beni da depredare. L’utopia è sempre migliore della realtà. L’u- topia ha mosso i grandi uomini, da san Francesco al Mahatma Gandhi. La soluzione utopica sa- rebbe di rendere l’Amazzonia off- limits ». LA PASSIONE PER IL POSSIBILE Se l’utopia non è praticabile (al- meno per il momento), la do- manda è: cosa si può e deve fare? Geremia Iadicicco A VOLTE, LE FAVOLE SI AVVERANO V illa El Salvador. Non diremo l’età di Geremia detta Gery perché non sta bene. Diremo soltanto che porta benissimo i suoi anni. Quando ha poco meno di 18 anni, parte da Bellona, provincia di Caserta, per an- dare a lavorare al Nord, in Liguria, con il suo diploma di maestra sotto il braccio. Lavora come maestra-educatrice per 5 anni in vari istituti dove, prima della riforma della scuola, si tenevano i bambini con qualche problema. Dopo la riforma, questi istituti vengono chiusi e Geremia decide di frequentare una scuola per infermieri professionali al- l'ospedale Galliera di Genova. Ottenuta la qualifica, per 13 anni rimane fedele al suo ruolo di infermiera-caposala. Poi la svolta. «In quegli anni - racconta - maturai il desiderio di viaggiare e inserirmi in un altro contesto sociale e politico, per darmi l’opportunità di vivere, in una forma più coerente e auten- tica, i miei ideali cristiani, politici e sociali. Scelsi il Perú perché lì viveva da molti anni mio fratello Carlo, sacerdote e missionario, con cui condividevo molti di quegli ideali». Gery parte da Genova 25 anni fa con la Ong Mlal (Movi- mento laico America Latina), inserita in un progetto di «Salute comunitaria», che si svolge alla periferia di Lima, in una città in costruzione chiamata Villa El Salvador, dove tuttora vive. Negli anni successivi, lavora per diversi progetti sociali e di sviluppo, sempre all’interno di gruppi professionali impegnati con i settori della popolazione più a rischio, come bambini e adolescenti. Trova aiuto e sup- porto in molte persone: «Sono stata costantemente ac- compagnata - ricorda lei con riconoscenza - da persone di alto valore morale e grande sensibilità sociale, sia peru- viani che italiani. Mio fratello Carlo, la mia famiglia, ami- che e amici inseparabili hanno fatto e fanno il possibile per aiutarmi - non soltanto dal punto di vista economico - nella realizzazione dei progetti a cui mi sono dedicata e ancora oggi mi dedico». G ery trascorre tre dei suoi venticinque anni in Perú nella selva amazzonica, accompagnando il fratello nella sua missione dedicata ai nativi di varie etnie. Lavora in un piccolo progetto di salute, con i promotori di varie comunità indigene, asháninka soprattutto. Condi- vide le proprie conoscenze della medicina occidentale, ma impara anche i fondamenti della medicina indigena. «Questi anni vissuti nella selva furono per me i piú signifi- cativi, soprattutto sul piano umano e personale. Dalla selva infatti portai a Villa El Salvador il regalo più bello: una bimba asháninka a cui demmo il nome di Shany. Aveva solo un anno, ora ne ha 16 ed è stata raggiunta dalla sorellina Gery di 11 anni, che vive con noi da 6». A vivere con loro c ’ é anche la nipote Paola, che collabora nel programma di cui Geremia Iadicicco è responsabile. Si tratta di un progetto educativo che si svolge nella periferia di Villa El Salvador. «Circa 13 anni fa - racconta -, al ritorno dalla selva, insieme ad un gruppo di persone iniziammo un lavoro con bambini e adolescenti della zona periferica della Dagli ospedali dell’Italia ai centri di salute della selva amazzonica. Dalle scuole italiane a quelle di Villa El Salvador. Un percorso professionale ma soprattutto di vita. © Annalisa Iadicicco-Marlon Krieger PERÚ

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