Missioni Consolata - Dicembre 2012

MC ARTICOLI N OTE 1 - Gli abitanti di Manaus sono chiamati « manauara » o « baré » (dal nome di un popolo indigeno originario del luogo). 2 - In Brasile, con il termine « gaucho » si intende una persona di Rio Grande do Sul, stato brasiliano abitato da emi- grati europei. 3 - Paulo Freire (1921-1997), brasiliano, è considerato uno dei più grandi peda- goghi della storia. La sua opera prin- cipale, uscita nel 1968, è Pedagogia do oprimido , tradotta in italiano con il titolo di «Pedagogia degli oppressi». 4 - Il sito internet del riconoscimento: www.premioanu.com.br . 5 - La « Central única das favelas » (Cufa) è l’organizzazione che raggruppa le favelas del Brasile: www.cufa.org.br . 6 - I partecipanti italiani sono stati: Aloe Onlus, Teatro Verde di Roma, Teatri del Mondo di Porto Sant’Elpidio e arcidio- cesi di Fermo. 7 - Il sito di «Leggere per crescere»: www.institutolerparacrescer.org. N OTE 1 - I ribeirinhos sono le persone che vivono lungo i fiumi; i quilombolas sono gli afrobrasiliani. 2 - Mons. Vieira si riferisce, senza mai nominarlo esplicitamente, all’im prenditore e miliardario brasiliano Eike Batista. 3 - Il Brasile è il primo produttore mondiale di carbone da legna. 4 - Questa intervista con l’arcivescovo di Manaus fa seguito a quelle con mons. Evangelista Alcimar, vescovo dell’Alto Solimões (MC, di cembre 2011) e con mons. Roque Paloschi, vescovo di Roraima (MC, gennaio 2012). intervenire sul governo di Brasilia. Sia come opinione pub- blica nazionale che a livello internazionale. Senza una pressione di questo tipo, il governo centrale certamente non avrà il coraggio di attuare una politica di controllo sulla situazione in Amazzonia». Anche per difendere i popoli indigeni, suoi abitanti originari... «I popoli indigeni hanno diritto a mantenere la propria lin- gua e i propri costumi. E a rivendicare dallo stato ciò di cui hanno diritto come cittadini riconosciuti dalla Costitu- zione brasiliana. Come Chiesa cattolica, dobbiamo stare al loro fianco. Con una differenza rispetto al passato: non siamo noi a indicare la via ma essi stessi debbono essere artefici del proprio destino, padroni della propria storia». Il Brasile è la sesta potenza mondiale, ma è anche uno dei paesi più diseguali. Per dirla in sintesi: enormi ricchezze convivono con una diffusa povertà. «La disuguaglianza è una calamità perché non è attra- verso la ricchezza esagerata di pochi e la povertà e la mi- seria dei più che si costruisce una società solida. Il governo di Lula prima e di Dilma oggi hanno tentato di dividere un po’ questa ricchezza. Una parte della popolazione è riu- scita a uscire dalla miseria. Ma è troppo poco per la sesta potenza economica del mondo. Sarebbero necessarie im- poste serie e proporzionali sulle rendite e sui guadagni. Faccio un esempio. L’uomo più ricco del Brasile (e uno dei più ricchi del mondo) ha dichiarato di voler diventare il numero uno 2 . Nel Maranhão e nel Piauí ci sono persone che vivono estraendo legno dalla foresta per produrre car- bone vegetale 3 da utilizzare nella sua industria siderur- gica. Esse fanno una vita ultramiserabile, ai limiti della schiavitù, per far diventare quest’uomo il più ricco del mondo. Quando si dice che una fortuna è costruita sulla miseria degli altri!». A proposito di ricchezze, mons. Roque Paloschi 4 ci ha parlato della corruzione. Il problema continua? «È una vera piaga. La corruzione politica sta dirottando grandi quantità di risorse economiche e finanziarie per in- teressi privati o verso i paradisi fiscali. Ad esempio, si sa con certezza che le imprese coinvolte nelle grandi opere pubbliche pagano funzionari e politici. Occorrerebbe tra- sparenza, ma sinceramente non so come si farà a risolvere questo problema. Troppe persone entrano in politica non per perseguire il bene pubblico, ma per approfittarne. La cosa è molto seria e personalmente non so come si potrà risolvere». Passiamo a un’altra ingiustizia, monsignore. Il suo paese ha le dimensioni di un continente, ma la terra continua ad essere nellemani di un pugno di persone e società. Che fine ha fatto la riforma agraria? «La riforma agraria dovrebbe essere una priorità per il Brasile. Anche se spesso è stata intesa come una semplice divisione della terra. La cosa è ben più complessa: oltre alla terra, alle persone occorre offrire credito e assistenza tecnica. In ogni caso, non mi pare che l’attuale governo sia molto interessato alla riforma. È ben contento dei capitali che entrano nel paese grazie alle esportazioni dell’agroin- dustria». Come vi ponete davanti ai piccoli e grandi problemi della quotidianità? «La nostra è una Chiesa votata alla società, che cerca cioè di dare risposte ai problemi sociali. Ad esempio, qui in Manaus abbiamo due case che servono i malati di Aids; abbiamo due “fabbriche della speranza” per i consu- matori di droghe; con la pastorale della gioventù affron- tiamo il problema della disoccupazione, senza dimenticare la pastorale della famiglia. Insomma, siamo una Chiesa che esce dai propri recinti per andare incontro alla so- cietà». PaoloMoiola

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