Missioni Consolata - Dicembre 2012

speranza: Gesù viene nel mondo e porta speranza, fi- ducia nell’uomo che è capace di amare. Se ben prepa- rato, ben veicolato, quel regalo lì ha un senso». «L’importante per me, quando posso parlare con i clienti, è smontare quel meccanismo furbetto del con- sumismo equo e solidale per il quale sei d’accordo con l’economia così com’è, e semplicemente compri un prodotto che fa un po’ di bene: “Ti regalo un bel cesto di cioccolata equo e solidale, il mio dovere verso i po- veri l’ho fatto, la mia bella figura con te l’ho fatta, tu sei contento, io sono contento”, e andiamo avanti come prima». L’acquisto deve essere un passo, un seme di cambia- mento che mette l’umanità al centro, nella sua com- plessità, nei suoi singoli. «Il regalo equo ha un senso nella misura in cui ci mette in gioco: se io lavoro in Finmeccanica e produco caccia bombardieri, tu lavori in banca e speculi con i fondi, e ci regaliamo equo e solidale, e ciò non ci smuove, a che serve?». REGALARE CONSAPEVOLEZZA, SENSO, VISIONE Per Gian Paolo e i suoi soci della cooperativa Isola, il tentativo di stimolare, di far pensare, è una priorità. «A Natale festeggio la speranza, l’amore. L’oggetto so- lidale in qualche modo trasmette questo. Nel pane biologico, fatto con farine locali da due ragazzi del ca- navese, non c’è nulla di solidale di per sé: è un ali- mento prodotto da persone che lavorano come altre (certo, facendo pane e non armi!). Ma se io lo regalo per Natale, regalo il senso che c’è dietro: la visione di un’economia della prossimità, più semplice, che, se al- largata a 7 miliardi di persone, porta a una convivia- lità planetaria. Perché non arrivare a un pranzo nata- lizio con questo pane? Magari proporre un pasto di Natale vegano: pane, un po’ d’olio, non necessaria- mente un digiuno, ma un pranzo in cui il cibo viene gustato e assaporato nella festa. Tutti sarebbero più contenti, perché si arriverebbe a fine pasto più leg- geri. Sarebbe bello poi che ciascuno preparasse qual- cosa». Oggi che abbiamo un’alimentazione quotidiana ecces- siva, tendiamo a far diventare la festa ulteriormente eccessiva, e non apprezziamo più l’eccezionalità della festa. «Secondo me bisognerebbe “ri-insobrirla” per ridarle significato». «Ho fatto l’esempio del pane per dire che se uno va dentro i prodotti delle botteghe del commercio equo trova sempre storie bellissime. Entrando in un nego- zio come il nostro è importante interrogarsi, provare a capire le storie che ci sono dietro ai prodotti, farsi stuzzicare. Non delegare. Non dire: “Ah, ci sono loro! L’equo salva il mondo, compro un prodotto, e finisce lì”. La logica del consumismo è la passività, la logica del consumismo equo e solidale è la stessa. Il dono na- talizio, acquistato in una bottega di commercio equo o simile, può stimolare la riflessione, la crescita. Il re- galo alternativo deve essere un’occasione per met- tersi in gioco». Luca Lorusso DICEMBRE 2012 MC 47 MC NATALE POSSIBILE Pag 43 : il cartellone indica la direzione per arrivare alla bot- tega; Gian Paolo durante l’intervista. | Pagine seguenti : l’em- porio gode di ampi spazi nei quali sono organizzati i pro- dotti in vendita. Dalle scarpe al vasellame, dalle stoffe ai mobili, dai giochi all’abbigliamento, dai detersivi alla spina ai prodotti alimentari sfusi. Non solo commercio equo, ma prodotti locali, biologici, di associazioni o cooperative so- ciali con basso impatto ambientale. | Qui sotto : il marchio di garanzia del commercio equo «fairtrade» che certifica i prodotti venduti presso i supermercati e l’immagine di una delle campagne natalizie di Ctm Altromercato, il più grande importatore italiano di commercio equo.

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