Missioni Consolata - Dicembre 2012
46 MC DICEMBRE 2012 OSSIER IL CONSUMISMO EQUO E SOLIDALE La voce pacata e gioviale di Gian Paolo e il suo lento gesticolare ci avvertono di un pericolo che ci può insi- diare lungo la strada che porta al tema del Natale e del regalo alternativo: «Attenti a non cadere nel con- sumismo equo e solidale! Quel meccanismo per il quale compro bio, compro equo, mi sento un po’ più buono, e continuo a comprare. Dicendo addio alla so- brietà! Se l’economia globale fosse tutta equa e soli- dale, con le regole che oggi la governano, avremmo un colonialismo equo e solidale, avremmo piantagioni di caffè esclusivamente equo. Bene! E dove si coltive- rebbe il cibo per i contadini e le comunità di quelle zone? Avremmo il petrolio equo, e continueremmo a traforare e inquinare. Continuerebbe a esserci un Nord che consuma troppo, avremmo comunque biso- gno di cinque pianeti per sopravvivere. La sobrietà per me rimane prioritaria». Gian Paolo, per farci un esempio ci dice che lui e la sua famiglia, da anni, non bevono il caffè: «Secondo noi è un prodotto improprio, a meno che non lo si vo- glia concepire come “mi bevo un buon vino… mi bevo un buon caffè”. Gli ettari che sono destinati alla pro- duzione di caffè in questo momento sono eccessivi. Come il vino in Italia. Mia nonna è del Monferrato dove non riesci a coltivare nient’altro che la vite, e al- lora ha sempre prodotto vino. Diverso è l’approccio del business che, per il mercato del vino italiano nel mondo, fa coltivare vigne in zone dove si potrebbero produrre ortaggi, cereali, legumi. Tu coltivi la vite perché ti fai i soldi, in teoria crei lavoro, ma creare la- voro non è un valore di per sé - anche producendo armi si crea lavoro -. Crei lavoro ma non produci cibo. Poi la tua economia, insieme a quelle di altri paesi ric- chi e sufficientemente armati, depreda il Sud del mondo del cibo che a te serve perché nel tuo terreno produci vino. E magari per trasportare la tua uva da un’altra parte del mondo e procurarti il cibo dai paesi del Sud usi biocarburante, derivato dal mais, pro- dotto sottraendo altra terra alla produzione di cibo e alle popolazioni locali». IL REGALO ALTERNATIVO Quando finalmente facciamo a Gian Paolo una do- manda esplicita sul Natale e su quale suggerimento può dare ai nostri lettori per fare un «regalo alterna- tivo», lui risponde, provocatoriamente, ma nemmeno tanto: «Io direi, a Natale, non fate regali! Se non pro- prio come piccolo segno!». Da un bottegaio del commercio equo ci si aspetta ri- flessioni stimolanti e provocatorie, ma un’afferma- zione così netta no, e ci fa piacere venire sorpresi. «Quando la gente viene da me per chiedermi un con- siglio per un regalo, io oriento più sul suo senso che sull’oggetto in sé. Il regalo per alcune persone è un se- gno visibile di qualcosa d’invisibile, un po’ come i sa- cramenti. Innanzitutto io regalo il mio tempo, la mia attenzione. Mio cognato, ad esempio, regala ai miei fi- gli per i loro compleanni un intero giorno di gioco in- sieme: è un dono imparagonabile! A Natale festeg- giamo la nascita di Dio, e Dio ci ha detto che è nei po- veri, negli ultimi, nei nostri fratelli. Il Natale è un’oc- casione per avviare, o continuare con maggiore pro- fondità, un cammino di fratellanza. Questa è la mia definizione di Natale alternativo. In quest’ottica tutti i prodotti del nostro emporio possono essere usati come occasione di regalo natalizio: l’oggetto grazioso che ti permette di arrivare a qualcuno che vive in un paese lontano, un cesto di alimenti, un vestito, un gioco. Abbiamo la linea dei vini di Libera: regalarne una bottiglia è l’occasione per far capire che c’è chi la mafia la contrasta. Smonti un luogo comune. Porti
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