Missioni Consolata - Dicembre 2012

MC NATALE POSSIBILE Una lettera sul Natale ai lettori di MC dal fondatore del Sermig, Ernesto Olivero La festa della tenerezza di Dio Il Natale è la festa più bella dell’umanità. Potrebbe essere chiamata la «festa della tenerezza di Dio» verso l’uomo. E sarebbe bello che questo appellativo fosse ricambiato con quello di «festa della riconoscenza» dell’uomo verso Dio. Se così fosse, il Natale sarebbe una grande gara per fare regali a Dio Padre e ringraziarlo del suo. Chi mai avrebbe immaginato, prima della nascita di Gesù, che Dio si sarebbe fatto dono nei panni di un bambino indifeso, alla mercé di chiunque? Se Dio avesse inviato una schiera di angeli in tutto il mondo per chiedere: «Vi mando mio Figlio, come volete che venga?», credo che la risposta unanime sarebbe stata: «In modo clamoroso, per stupire il mondo». Oggi ri- sponderemmo: «Deve apparire in mondovisione, o in diretta web, per manifestare la sua potenza, fustigare i pre- potenti e dimostrare che il Dio con noi è l’unico, il forte, l’invincibile». Immaginando che Gesù bambino nasca oggi - e nasce realmente - a Betlemme come a Torino, a me piacerebbe che lo accogliessimo invece scrivendogli lettere di ringraziamento. Il nostro dono per Lui sarebbe un proposito: «Caro Gesù bambino, da grande farò il politico solo per amore, solo per servizio». «Caro Gesù bambino, da grande mi sposerò, sarò unito alla mia sposa tutta la vita, avremo i figli che vorrai concederci e li educheremo nel tuo amore». «Caro Gesù bambino, da grande voglio essere infermiera e fare in modo che la mia presenza sia di sollievo per i malati affidati alle mie cure». «Caro Gesù bambino, da grande sarò magistrato e non mi farò intimidire da nessuno». «Caro Gesù, da grande ti donerò la mia vita…». Il Natale dovrebbe essere così. E sarebbe una consolazione per Dio. Natale senza pensieri Ma esiste anche il male. Accovacciato dentro il cuore dell’uomo, sempre pronto a colpire, di notte, di giorno, in qualsiasi momento. Se l’uomo e la donna non sono fasciati di preghiera, il male trova in loro terreno fertile. Perfino in occasione del Natale. Il male, con la sua astuzia, in cosa ha trasformato il Natale? In carnevale, in festa pagana. Natale è diventato sinonimo di non pensare. Molte case cinematografiche già dal mese di gennaio preparano film insulsi da lanciare nelle sale per il Natale. Film che invitano, appunto, a non pensare. O a pensare male. Ma quante altre possibilità ci vengono offerte? Nel no- stro Paese a Natale fa freddo? Le agenzie di viaggio ci propongono di andare nel caldo Sud, dove il sole non tramonta (quasi) mai, per riposarci, fare nuove ami- cizie. Abitiamo nel profondo Sud? Altre agenzie di viaggio ci propongono il Nord per sperimentare un Natale al freddo. Perché a Natale la parola d’ordine è svagarsi. Sono proposte terribilmente suadenti: sei af- faticato? Perché non concederti qualcosa, al- meno a Natale? Lo stridore delle lacrime Malgrado ciò, anche quest’anno il Dio con noi nasce, e na- sce indifeso, perché impariamo da Lui la tenerezza e la ri- cambiamo verso chi muore di fame, chi è senza lavoro, senza cure, senza niente. Le feste rendono più stridenti le lacrime dei poveri. Come non entrare in una vita più essenziale e più condivisa, sce- gliendo una volta per tutte di essere dalla loro parte? Il Natale non ha bisogno di nuove trovate pubblicitarie per parlare all’uomo; la novità c’è già stata: è il nostro Dio che si è fatto bambino. Da quell’evento, Natale è inginocchiarsi nel proprio cuore perché Dio è in mezzo a noi. È guardare con i suoi occhi e volere accanitamente purezza, pace, giustizia, verità, malgrado il male accovacciato in noi e attorno a noi. Riappropriamoci del Natale di Dio e celebriamolo con grande riconoscenza. Teniamoci alla larga dai regali che allontanano dal senso della vita. Scopriamo la vita vera, quella di uomini e donne che vivono la tenerezza del Natale lungo tutto il corso dell’anno. Facendo di ogni giorno dell’anno Natale. Ernesto Olivero

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