Missioni Consolata - Dicembre 2012

La Siria è in fiamme, e l’Onu non sa cosa fare. In milioni hanno dovuto abbandonare le loro case, mentre non si vede l’orizzonte di un epilogo. Le agghiaccianti testimonianze di chi è fuggito dalla guerra. SIRIA-GIORDANIA DI COSIMO CARIDI DA I RBID (G IORDANIA ) REPORTAGE DAI CAMPI PROFUGHI AL CONFINE TRA GIORDANIA E SIRIA DESERTOCALDO S ono quasi due anni che in Siria si consuma il con- fronto tra le forze gover- native e i ribelli. Nei primi mesi gli scontri sono stati a bassa intensità: marce e cariche della polizia, manifestazioni e rastrellamenti casa per casa. Le forze si fronteggiavano il ve- nerdì, dopo la preghiera del nour , che nella cultura musul- mana ha la stessa importanza della messa della domenica mattina per i cattolici. Migliaia scendevano in strada chiedendo riforme e l’allontanamento dal potere della famiglia Assad, che guida il paese dal 1970. Le città nel Nord della Siria, sono state travolte in violenti scontri fino dalla primavera 2011. L’esercito di Bashar al As- sad ha aperto il fuoco sui civili in manifestazione e tanto è bastato perché questi si armassero. Or- ganizzati in piccole cellule, attive su specifici quartieri, hanno ini- ziato a fare rete tra loro e a coor- dinare le proprie azioni. Si sono dotati di armi leggere e di una struttura militare. In Siria la leva è obbligatoria e di lunga durata, e questo ha reso semplice ed ef- ficace la costituzione di una ge- rarchia tra i ribelli. «All’inizio non avevamo armi», racconta Ahmed Alhariri, uno dei leader dell’esercito Libero Si- riano, «utilizzavamo fucili da caccia e pistole da collezione, ma più la repressione si è fatta dura più arrivavano aiuti dai paesi vicini». Alhariri venne in- carcerato dopo aver partecipato DICEMBRE 2012 MC 15

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