Missioni Consolata - Novembre 2012

Come diciamo oggi, non si era ancora incultu- rato nella realtà che voleva evangelizzare. Saverio capì al volo la lezione: vestito di splendidi abiti, presentò preziosi doni al principe di Yamaguchí che gli concesse piena libertà di predicazione. In breve tempo egli riuscì a creare una fiorente comunità cristiana. Dopo pochi anni della sua predicazione, in Giappone c’erano oltre un migliaio di cristiani. Un bel risultato, non c’è che dire! Sì, va detto che, oltre alla gente semplice del popolo, si convertirono al cristianesimo anche vari personaggi importanti, tra cui Omura Sumitada Shogun del Kyu- shu, che portò al battesimo gran parte dei suoi sud- diti. Già verso la fine del XVI secolo i battezzati cri- stiani erano oltre centomila, un successo che non po- teva non scatenare invidie e gelosie in chi non vedeva di buon occhio l’opera dei missionari. Quindi che successe dopo? Accadde un fatto molto spiacevole: una nave spagnola che naufragò presso le coste del Giappone, venne tra- scinata dalle forze della natura sulla spiaggia e, se- condo le leggi del tempo, diventò proprietà del go- verno delle terre ove si era incagliata; su quella nave c’erano parecchi lingotti d’ar- gento che ne facevano un ricco bottino, ma anche delle carte geografiche che illustravano i possedimenti del re di Spagna. Paolo, come è giunto nella tua terra il mes- saggio di Gesù di Nazareth? Tutto cominciò nella splendida giornata del 15 agosto del 1548, quando Francesco Saverio (tipo in gamba quello) sbarcò a Kagoshima, nell’isola di Kiu-Sciu in- sieme ad altri due amici gesuiti. La sua permanenza fu breve, solo un paio d’anni; era accompagnato da un fuggiasco giapponese, Anjiro, che si era rifugiato a Goa, allora territorio portoghese, il quale dopo aver ascoltato la predicazione del Saverio, era desideroso di farsi cristiano per liberarsi dal rimorso per un de- litto commesso in patria; praticamente divenne l’in- terprete del Santo. Come fu accolto Francesco e soprattutto come venne accolta la nuova dottrina del Vangelo? Il principe Shimazu Takahisa lo accolse cordialmente, e mentre egli studiava la lingua del paese, Anjiro conver- tiva al cattolicesimo oltre un centinaio di parenti e amici. Quando il principe, sobillato dai bonzi, vietò ogni ulteriore battesimo, il coraggioso missionario decise di presentarsi addirittura all’imperatore e alle università della capitale Kyoto, ma l’imperatore non volle rice- verlo, perché sprovvisto di doni e poveramente vestito. NOVEMBRE 2012 MC 81 a cura di Mario Bandera 4 chiacchiere con... MC RUBRICHE 6. PAOLO MIKI E PIETRO KIBE Con lo sguardo della fede possiamo avere, in un colpo d’occhio straordinario, la visione globale dei mar- tiri cristiani del Giappone, uomini, donne e bambini che con il loro sangue spianarono la strada dell’an- nuncio del Vangelo nell’Impero del Sol Levante. Il sacrificio di tanti cristiani nipponici, condannati per aver accettato con entusiasmo la fede nel Signore Gesù durò diversi secoli, caratterizzando così la gio- vane Chiesa giapponese, che di tali martiri si onora particolarmente. Il nostro colloquio non è con un personaggio famoso, ma con san Paolo Miki e il beato Pietro Kibe, due martiri giapponesi alla cui pre- senza dobbiamo inchinarci con rispetto e devozione. Cominciamo con Paolo Miki. # Nagasaki, monumento-memo- riale costruito sulla collina dove Paolo Miki e compagni subirono il martirio. © Piergiorgio Pescali

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