Missioni Consolata - Novembre 2012
NOVEMBRE 2012 MC 65 MC ARTICOLI E d ecco la poesia dell’es- sere umano. È tanto sem- plice che ci eravamo di- menticati del bisogno, umanissimo, di appartenere a qualche cosa e a qualcuno. Il giorno dopo P. sale sul 16 in compagnia della sua amica Laura. Torna al laboratorio con la descrizione di Torino vista dal tram. Scrive: «In via Rossini, il 16 incrocia il 18, dove c’è la casa della mia amica Laura. A me piace sapere che io e Laura siamo collegati dai fili del tram, così non mi perdo mai». Non dobbiamo avere paura, ci dice P.: «Il tram 16 è una circolare e ci riporta sempre a casa». E a casa tornano anche i nostri folli attori che volevano imparare a vivere nel mondo dei normali. Lo fanno prendendo per mano l’e- sperienza di G., che si nasconde sotto il cappellino e dentro il ras- sicurante personaggio di Aldo. La sua storia, rivisitata, è rac- contata dalla madre, interpretata da Sofia: «Aldo è nato chiacchie- rone e biondo. Alla scuola ma- terna sono cominciati i problemi. Non parlava, si isolava. Giocava da solo con le costruzioni. “Vive in un mondo particolare” - mi di- cevano le maestre - in un mondo tutto suo. E qual è questo mondo? Fatemelo sapere, così ci entro anch’io. Gli telefono, a questo mondo. Pronto?!?, e chiedo uno sconto pensionati. Perché adesso io sono diventata vecchia e non ce l’ho più la forza di stare appresso al mio bam- bino! Se non ci sono più io, Aldo che fa?». Marco interpreta Alberto, il fra- tello di Aldo, grazie al quale rie- sce a superare i propri limiti: «Eppure io la vedo, la mia anor- malità: la vedo negli sforzi che faccio ogni giorno per sembrare uguale agli altri. Lato alla se- conda, area del quadrato. Anche io devo rientrare in questa for- mula. Aldo no, lui se ne frega. Ha inventato la sua formula: lato per lato diviso due per tre. Aldo è speciale». Negli ultimi anni Aldo ha imparato a parlare: «Comu- nica a modo suo e chi vuole, se sta attento, lo capisce». Anche Alberto ha capito tante cose, standogli vicino: «Ma quella più importante è una soltanto. Le persone si dividono in due cate- gorie: c’è chi vive e chi soprav- vive. Aldo vive». Perché il mondo, ce lo ha detto lui, è un calzino puzzolente, ma se trovi qualcuno di cui ti fidi puoi vivere felice. I l nostro viaggio finisce qui, ma siamo già pronti per ri- partire, certi che, per sentirci speciali, dobbiamo valoriz- zare il nostro modo di essere: lato per lato diviso due per tre. All’interno di un contenitore par- ticolare come il laboratorio tea- trale di Asai, mettiamo a disposi- zione del gruppo le nostre for- mule di vita. Proviamo a riempire il nostro orizzonte con il bello, come suggeriva Alda Merini. Il nostro bello si chiama teatro. Siamo felici di condividerlo. Paola Cereda
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