Missioni Consolata - Novembre 2012

R io Branco. «Cimi?». «Sì, l’organizzazione che di- fende gli indios». «Mai sentita». Proseguiamo a piedi cercando, con difficoltà, di vedere i numeri civici delle case. La via ha una leggera pendenza, ma per fortuna oggi non fa caldo. Finalmente un ragazzo ci dice che non conosce il Cimi, ma che sì, in quella casa vede spesso en- trare degli indios. È un’abitazione preceduta da un piccolo porticato. Accanto alla porta, una targa: Conselho indigenista missiona- rio . Eccolo il Cimi, il «Consiglio indigenista missionario», organi- smo della Chiesa cattolica, vinco- lato alla «Conferenza episcopale del Brasile» (Cnbb). Il fine ultimo del Cimi è garantire l’esistenza, la cultura e le tradizioni dei popoli indigeni. E, allo stesso tempo, aiutare la società e gli organismi non indigeni a conoscere questi popoli e a rispettarli. JAMINAWA, UN POPOLO ALLA DERIVA Ci aprono. La stanza in cui en- triamo è affollata. Ci sono tre donne, un uomo e un nugolo di bambini. Con grande sorpresa notiamo che due di essi sono biondi, anzi biondissimi. Alle pareti sono appesi cartelloni con foto, informazioni e numeri sui popoli indigeni dello stato di Acre. Quasi un percorso didattico. Arrivano i padroni di casa, Rose- BRASILE TESTO E FOTO DI PAOLO MOIOLA VIAGGIO NEGLI STATI AMAZZONICI DI RONDONIA E ACRE / 2 UN SOGNO CHE NON SI AVVERA Trattati, costituzioni, norme li difendono, ma la realtà smentisce la teoria. Per i popoli in- digeni, in Brasile come altrove, la terra rimane una questione aperta, foriera di lutti, scon- fitte e umiliazioni. A Rio Branco, capoluogo dello stato di Acre, ab- biamo visitato il Cimi, il «Consiglio indigenista missionario» che da 40 anni lotta in difesa dei popoli indigeni. I re- sponsabili locali, Rose e Lindomar, sono testi- monianza vivente della forza morale di questa organizzazione, che non ha mai avuto paura di schierarsi dalla parte dei più deboli. NOVEMBRE 2012 MC 51 # Casai di Rio Branco: una donna indigena con la sua bimba, in cura per denutrizione.