Missioni Consolata - Novembre 2012
amici da qualche parte. Gli altri due rimangono in casa. Un mae- stro viene ad insegnare qualcosa e la mamma pensa che sia me- glio che anche il più piccolo se ne rimanga chiuso. Non si sa mai. Lei è il sostegno della famiglia, quella che esce per le commis- sioni e qualche lavoretto, per cer- care di portare qualcosa in casa. Con gli amici dell’Operazione Co- lomba cerchiamo di indagare un po’ sui sentimenti, sulle reazioni. Il discorso è sempre lo stesso, che così non si può andare avanti, che bisognerebbe fare qualcosa, che quattro anni sono lunghi. È evidente che l’alcool diventa una tentazione facile per chi rimane chiuso, senza possibilità di lavoro o di svago. Ci offrono la raki , l’ottima grappa fatta in casa, e il caffé. Si beve adagio. Anche il più piccolo è in casa. Un motivo in più per tirare fuori il Solo , un gioco di carte che devo imparare per accompagnare questo momento allegro. C’è una grossa novità, ancora da verificare sotto certi aspetti. Al- cuni giorni fa un cugino sarebbe stato ucciso. Era uscito insieme a suo fratello per irrigare il campo vicino a casa. Evidentemente qualcuno ha fatto la spia e chi do- veva far vendetta è arrivato con un Kalashnikov. I due giovani sono fuggiti, ma uno è scivolato e il «giustiziere» lo ha raggiunto e ucciso; ha poi sparato anche al- l’altro lasciandogli una pallottola conficcata vicino al cuore. Qual- cuno dice che l’uomo avrebbe perfino sparato alla madre dei due che si è salvata nasconden- dosi dietro una colonna della casa. Tutto questo crea scompi- glio, perché non siamo più all’uno a uno, ma la vendetta si è fatta più ampia, toccando anche una donna. In teoria la famiglia che ci ospita adesso è fuori vendetta e deve lei stessa emettere la «gjak- marrja». Ne parliamo. La mamma dice la sua. Non lo dovrebbe fare, ma or- mai si sente con libertà di parola perché c’è il sacerdote e ha par- tecipato agli incontri dei volon- tari. Per lei la cosa migliore sa- rebbe di farla finita con la catena di morte. Chiediamo al papà che cosa ne pensi lui. Ci risponde: «Non lo so». Sarà la famiglia nel suo insieme a decidere. «Pensa che potremmo visitare la famiglia di suo cugino per por- gere le condoglianze?». «Meglio di no, non è conveniente. La morte è troppo recente. Biso- gna prima fare il lutto». L’incertezza è anche dovuta al fatto che l’assassino, catturato, ha negato il fatto, presentando un alibi per provare che lui non era presente sul luogo del delitto. ALBANIA
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