Missioni Consolata - Novembre 2012
allora che Shtjefën Kostantin Gjekov, un frate francescano ori- ginario del Kosovo, raccolse quanto era stato tramandato nel tempo, viaggiando per la maggior parte dei territori del nord dell’Al- bania. Lasciò 12 raccolte scritte nel dialetto gheg della lingua al- banese e pubblicate dopo la sua morte, avvenuta per mano di un nazionalista serbo del Kosovo. Ol- tre che alla dominazione otto- mana questo codice sopravvisse anche al terribile regime comuni- sta di Hoxha, e regola ancora oggi la vita sociale nelle zone più mon- tuose dell’Albania settentrionale. Il suo radicamento nella co- scienza della gente suggerisce il suo valore, come una garanzia in tempi turbolenti, quando nessuna legge o autorità erano vigenti nel paese. Si possono sottolineare alcuni valori giuridici di questa consuetudine: la certezza della pena, l’uguaglianza della stessa, l’importanza della Chiesa, la sa- cralità dell’ospitalità e l’atten- zione per i più deboli come le donne e i bambini, anche se que- sti stessi aspetti si possono pre- stare a una doppia lettura. Questo codice tra l’altro prevede la rappacificazione delle famiglie in conflitto, con l’aiuto di persone specifiche. Purtroppo si tratta di un aspetto - la riconciliazione - che, nella pratica, è marginale. Il Kanun si occupa dei vari aspetti della vita, come i diritti e le im- munità della Chiesa, la famiglia, il fidanzamento e il matrimonio, la proprietà privata e la succes- sione, i prestiti e le donazioni, il giuramento e la besa o parola data, l’onore, il risarcimento dei danni, i delitti, la vendetta, il co- dice giudiziario degli anziani, i privilegi e le esenzioni. LA VENDETTA OBBLIGATORIA Se alcuni aspetti sono considerati ormai sorpassati, oggi il Kanun è conosciuto soprattutto per i casi di vendetta. Durante il periodo del dominio ottomano, quando re- gnava l’impunità, si sentiva la ne- cessità di fare giustizia in qualche modo. Oggi, molti non hanno fi- ducia nell’intervento dello stato a causa della corruzione, e giustifi- cano così il fatto di prendersi la giustizia nelle proprie mani. La vendetta si chiama «debito di sangue»: sangue per sangue. Tutt’oggi, colui che ritarda a «ri- scuotere la tassa» del sangue è minacciato di totale isolamento non solo dal villaggio ma dall’in- tera zona. Secondo il Codice antico delle Montagne albanesi soltanto l’o- micida cadeva sotto la vendetta del sangue. La famiglia dell’uc- ciso non poteva inseguire né uc- cidere alcun parente o nipote o cugino dell’omicida. Il Codice po- steriore invece, include tutti i ma- schi della famiglia dell’omicida, i cugini e i nipoti più prossimi fino al terzo grado di parentela. Dopo che l’omicida o un suo familiare diretto è stato ucciso, il suo ucci- sore dichiara che vendetta è stata fatta. Per dichiarare innocente un accusato devono essere d’ac- cordo tutti gli anziani. Oggi chi è sotto vendetta rimane rinchiuso nella propria casa an- che per anni, finché il sangue di qualcuno della sua famiglia non sia versato. La casa è luogo sa- cro, che non può mai essere vio- lato. Se accadesse questo tutto 28 MC NOVEMBRE 2012 ALBANIA
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