Missioni Consolata - Novembre 2012
NOVEMBRE 2012 MC 27 P er l’Albania il 1400 fu un secolo turbolento, vivace e vittorioso. L’eroe na- zionale Scandemberg, che è presente in tutte le piazze del paese insieme a Madre Te- resa, aveva fatto fronte a tutti i tentativi di invasione delle truppe ottomane. Non era stato sconfitto neppure dai veneziani, alleati per interessi economici e commerciali ai suoi nemici. Una vittoria dopo l’altra. Si gua- dagnò il titolo di «Atleta di Cri- sto» e di «Difensore della fede» dal papa Callisto III e perfino un melodramma musicato da An- tonio Vivaldi. Solo la malaria lo sconfisse. Certamente una delle frasi a effetto, che volentieri si mandano a memoria nella scuola albanese è: «Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, in mezzo a voi!». Nello stesso periodo visse Lekë Dukagjini, un altro abile condot- tiero, conosciuto soprattutto per essere il possibile autore del Ka- nun , un codice di norme tradizio- nali albanesi. Queste sono proba- bilmente di molto anteriori al suo autore ufficiale. La parola si rifà al greco «ca- none», un sostantivo che indica un’asta diritta. Il simbolo è chiaro: si tratta di un criterio o modello, una norma che dirige le opinioni e le azioni. Il Kanun resistette per secoli, du- rante il dominio ottomano dalla fine del 1400 al 1912, quando l’Al- bania ottenne l’indipendenza. Fu ALBANIA DI GIANFRANCO TESTA FOTO DI DIEGO ZANETTI L’ANTICO CODICE DEL «KANUN» UN PASSO PICCOLO PICCOLO È un insieme di regole che ha resistito per secoli. Ancora oggi il «Kanun» vige nell’Albania più profonda, soprattutto per disciplinare la vendetta. Una tradizione di sangue che sconvolge l’esistenza di centinaia di famiglie. La Chiesa cattolica sta tentando di rompere la tradizione per fermare la scia di sangue e di paura. Un obiettivo difficile ma che deve essere perseguito.
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