Missioni Consolata - Novembre 2012

MONDO 22 MC NOVEMBRE 2012 L’anno che viene MENO «BORSE», PIÙ DIGNITÀ D urante l’anno che sta per concludersi, la parola crisi è rimbalzata continuamente nei nostri di- scorsi, sui mezzi d’informazione, nell’orizzonte delle nostre preoccupazioni, nel mondo profit e no pro- fit e, nella realtà, ha messo in ginocchio lavoratori, fa- miglie, interi paesi. È così forte la domanda di persone e comunità che chiedono lavoro, giustizia economica, un orizzonte di sicurezza per il futuro e una risposta ai bisogni dell’im- mediato che l’Agenda Latinoamericana non ha potuto sottrarsi alla sfida urgente di porre a tema per il 2013 la ricerca di nuove soluzioni. Di fronte all’evidenza del fallimento del modello economico che ha governato fin qui la nostra casa comune, l’Agenda contribuisce alla riflessione su una «rifondazione» dell’economia se- condo principi più rispettosi dell’uomo e dell’ambiente che diano spazio a un’altra economia. Le prassi e le elaborazioni teoriche dei popoli latinoamericani, fon- date sul buen vivir e sui saperi ancestrali, aiutano a smascherare le contraddizioni del sistema di accumu- lazione e suggeriscono nuovi criteri di produzione e re- lazione. In questi tempi, nostro malgrado, abbiamo familiariz- zato con termini che per molti di noi erano oscuri: spread , spending review , fondo salva stati, fiscal com- pact e così via. Le soluzioni politiche e le riforme eco- nomiche hanno continuato a colpire i lavoratori e le fa- sce meno protette della popolazione, così come i tagli si sono rivolti soprattutto ai servizi sociali di base come sanità ed educazione. Non abbiamo visto la tas- sazione dei grandi patrimoni, né una riforma seria delle spese pubbliche. La nostra economia continua a essere governata dalla finanza, la crescita è l’unico cri- terio di valutazione del suo buon funzionamento. Non si vedono vie d’uscita, e la tentazione è il ripiegamento nella difesa della propria sopravvivenza, arrivare a fine mese, non perdere il lavoro. L’Agenda ci invita a una riflessione a tutto tondo, ad al- zare la testa, perché «il lucro e l’accumulazione di ca- pitale non possono essere il motore dell’economia» (Gonçalvez) e l’attuale situazione ne è una conferma. Se la dignità delle persone e il valore della terra sono ormai misurati in termini di «capitale umano» e «na- turale», dobbiamo avere ben presente che «gli esseri umani non sono capitale umano e la natura non è capi- tale naturale» secondo le parole di Hinkelammert. Al- trimenti l’arido modello economico lascerà morire molti garantendo il potere di pochi, mentre il mondo politico si presterà ad essere l’esecutore materiale. Ma vediamo anche le proteste di chi non si rassegna alla crisi e difende la propria dignità, denunciando le ingiu- stizie di un sistema predatorio che ha generato il col- lasso. Per questo «superare l’economia attuale - capi- talista, neoliberale e globalizzata – in vista di un’altra economia non è un esercizio di laboratorio ma una pratica del giorno per giorno, già in corso attraverso migliaia di iniziative che nascono dal basso» (Gonçal- ves). Se Sobrino offre una provocazione di ordine cul- turale, proponendo la «cultura della sobrietà, alimen- tata dalla civiltà della povertà», Houtart sottolinea la necessità di altre istituzioni internazionali per far fronte a quella che Boff definisce una crisi terminale, perché abbiamo superato i limiti della terra. La via di uscita è allora un cammino comune da co- struire giorno per giorno, e i popoli in resistenza del Sud del mondo possono segnare il passo: «I diseredati del pianeta vivono in piccole comunità, hanno mante- nuto una vita sociale molto ricca, hanno preservato una relazione fluida con l’ambiente e, cosa ancor più importante, sono molto meno dipendenti della mag- gior parte degli abitanti delle opulente società del Nord» (Taibo). Grazie al recupero dei saperi popolari, in tutto il mondo inclusa l’Italia, si sta affermando un movimento nuovo fatto di piccole esperienze di condi- visione, risparmio energetico, mercato locale, autopro- duzione, ecc. che inizia a cambiare la realtà nei fatti. Nei sobborghi del villaggio globale si diffonde poco a poco un modello di altra economia, ma anche di altra socialità. È questa la speranza che ci resta: per dirla con Suess solo «ogni trasformazione di rapporti di competitività in relazioni di reciprocità e solidarietà può essere alla radice di una nuova società». Cinzia Thomareizis Cristiano Colombi* (*) Cinzia Thomareizis , consigliere dell’associazione S.Angelo Solidale Onlus e del Comitato italiano Contratto mondiale del- l’acqua Onlus, è curatrice dell’edizione italiana dell’Agenda. Cristiano Colombi è docente di economia alla Pontifica Univer- sità S.Tommaso d’Aquino e coordinatore dell’Osservatorio po- vertà dell’Università Roma Tre.

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