Missioni Consolata - Novembre 2012
NOVEMBRE 2012 MC 21 la famiglia umana riunita nella casa comune, l’Oikos. «Oiko- nomía» significa «amministra- zione della casa», la cui legge è la fraternità/sororità. Quest’Altra Economia può realiz- zarsi soltanto a partire da una co- scienza umana e umanizzante che si neghi alla diseguaglianza scandalosa in cui è strutturata la società attuale. Un’Economia per tutte le persone e per tutti i po- poli, in comunione di lotte e spe- ranze. Come sognava quel conta- dino per i suoi nove figli: «Più o meno per tutti». A livello di fami- glia, di vicinato, di città, di paese, di continente, di mondo. Che operi sempre a partire dai poveri e dagli esclusi; dalla terra del Po- polo, dal suo sudore, dal suo grido e dal suo canto, dal sangue sparso dalla grande moltitudine dei martiri testimoni. Riguardo alla radice della grande crisi scriveva la rivista «Iglesia Viva», nel numero 248: «L’unico A bbiamo conosciuto don Pedro Casaldáliga quasi per caso alla fine degli anni ‘70, mentre l’America Latina era attraversata da ditta- ture e guerre, e la Chiesa latinoamericana accen- deva la speranza accettando profeticamente e nel concreto le sfide del Concilio Vaticano II. Ai nostri occhi, che si affacciavano per la prima volta su quel modo così nuovo e stimolante di vi- vere la fede, Pedro si rivelò subito una persona straordinaria. Fisicamente, al primo sguardo, ci colpì per la sua fragilità: la figura magra, la voce fle- bile. Ben presto, nell’incontro con lui, nella sempli- cità della sua casa di vescovo e accompagnandolo nei suoi impegni quotidiani, ci apparve per quello che realmente era e continua a essere ancora oggi: coraggio, fede indiscussa, amore per la Chiesa come vorrebbe che fosse, rigore e misericordia, te- nerezza e senso dell’umorismo, scelta di campo a fianco dei poveri e di chi subisce soprusi. Pedro ha sempre denunciato le ingiustizie a voce alta. Missionario clarettiano catalano, arrivato nel 1968 in Brasile, nello sperduto villaggio di São Félix do Araguaia, nel Mato Grosso, si scontrò subito con i latifondisti che cercarono più volte di ucciderlo. Nominato vescovo nel 1971, fin dal primo momento decise di non usare la mitra, il bastone e nemmeno l’anello, i simboli del ministero vescovile. In testa portava il cappello di paglia dei contadini, in mano il remo intagliato dagli indios tapirapé , al dito l’a- nello di cocco, materia prima dell’artigianato indi- geno. Con questi gesti dichiarò da subito la sua ri- nuncia a segni che potessero distanziarlo dal po- polo perché, come scrisse sul suo diario, «non vo- glio insegnare niente a nessuno, voglio semplice- mente essere coerente». Le difficoltà dei duri anni della dittatura militare e le minacce contro don Pedro e i suoi agenti di pa- storale non hanno mai fiaccato lo spirito che li ani- mava e i valori in cui credevano. Ed è questo il ve- scovo e l’uomo che abbiamo conosciuto: coraggioso e concreto nel suo impegno, in prima fila nelle marce per i diritti dei contadini, pronto a rischiare per difendere la causa indigena, sostenitore del pluralismo religioso e di una visione ecumenica. Ma, allo stesso tempo, capace di sublimare nella poesia la sua fede, il suo amore per l’uomo, la terra, la natura, per i martiri, per i paesi centroamericani e per l’Amazzonia. Col suo esempio e la sua poesia ci ha insegnato a coniugare spiritualità e storia, e a «credere nella giustizia e nella speranza», come re- cita il titolo di un suo libro. Un ricordo dell’ultima volta che lo abbiamo visitato a São Félix. Correva l’anno 2005. Un giorno lo at- tendevamo a mensa per mangiare insieme e non lo vedevamo arrivare. Cercandolo, infine lo tro- vammo seduto sul gradino della porta della casa di mattoni (il suo vescovado) insieme a un contadino con cui condivideva un piatto di cibo. Ci colpì quel- l’umiltà evangelica, semplice, quotidiana. Oggi, nonostante l’età e la malattia, don Pedro ci parla ancora ideando ogni anno, insieme all’antico amico, il teologo clarettiano José María Vigil, l’«Agenda Latinoamericana» presentata in queste pagine di Missioni Consolata . Uomo di fede, pastore schierato coi più deboli, poeta: le parole per descriverlo sono sempre insuf- ficienti. Quello che possiamo testimoniare è che ab- biamo riconosciuto in lui un profeta e, ancora oggi, un maestro di vita. Cinzia Thomareizis Marilì Escoffier Pedro Casaldáliga UN ANELLO DI COCCO, UN CAPPELLO DI PAGLIA
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