Missioni Consolata - Ottobre 2012

OTTOBRE 2012 amico 69 vedere realizzati i progetti in terra di missione, come il Progetto Neema in Tanzania, nato nella nostra comunità. Ci raccontate un episodio significativo della vo- stra vita missionaria? V.: Mikinduri (Kenya), agosto ’94, centro per bam- bini con problemi dovuti alla malnutrizione. Una settimana di condivisione totale: attività, pulizie, cibo, ma soprattutto gioco. Il mio obiettivo era quello di far ridere i bimbi. Solo Gatueri, una bam- bina di cinque anni con gravi difficoltà motorie, ri- maneva triste e passiva, nonostante i miei sforzi. L’ultimo giorno mi avvicinai per salutarla con il viso sporco di colore, e lei mi regalò un bellissimo sor- riso. Non lo dimenticherò mai. Volevo farla sorri- dere per lasciarle un mio ricordo, ma è stato il suo sorriso a lasciare un segno indelebile nel mio cuore. D.: Ne scelgo uno legato al nostro essere laici missionari «a casa nostra». In occasione del nostro matrimonio abbiamo proposto ad amici e parenti di aiutarci a finanziare un progetto invece di farci dei regali. Ci sembrava naturale condividere la no- stra gioia con i fratelli lontani. Il giorno dopo il ma- trimonio abbiamo ricevuto un biglietto di un poli- tico locale, dichiaratamente ateo, il quale ci ringra- ziava per il «segno di speranza» che avevamo dato. È stata una piccola conferma che la volontà di bene si espande a macchia d’olio. Quali sono, secondo voi, le grandi sfide della mis- sione del futuro? Come pensate di affrontarle? V.: Far scoprire ai giovani i valori veri e l’attualità del Vangelo, in cui possono trovare risposte ai loro dubbi esistenziali; lavorare in rete con altre organizzazioni, religiose e laiche; sensibilizzare ai nuovi stili di vita; investire sul laicato missionario. D.: Lo scambio. La reciprocità del dono. La menta- lità più diffusa è quella che concepisce il missiona- rio come qualcuno che da’, e l’altro come qual- cuno che non ha nulla e riceve soltanto. Penso in- vece che si sia credibili solo nella misura in cui si è capaci di mettersi alla pari. Di ricevere. E poi la te- stimonianza. Parlare con la vita vale più di mille parole. Che cosa possiamo offrire al mondo come Fami- glia dei Missionari della Consolata? Consolazione, speranza, dialogo, condivisione: noi abbiamo trovato questo nei Missionari e nelle Mis- sionarie della Consolata e questo vorremmo of- frire agli altri. Quale frase, slogan, citazione proponete ai gio- vani che si avvicinano ai nostri centri missionari, e perché? V.: Mi piace molto un’espressione utilizzata spesso da padre Franco Gioda: «Essere costante- mente in stato di missione», che vuol dire impre- gnare l’intera esistenza di missione. Per dirla con il beato Giovanni Paolo II: «Tutti i cristiani sono mis- sionari in forza del battesimo», non si può essere cristiani senza essere missionari. D.: «Affliggere i consolati», dal titolo di un libro di don Tonino Bello. «Consolare gli afflitti» (Mt 5,4) è la base del nostro carisma, ma il modo di vivere di tanti cristiani, serenamente incoscienti, è in con- traddizione con la condizione di povertà di milioni di persone nel mondo. Sembra allora urgente «af- fliggere i consolati», essere presenza critica per chi vive chiuso nelle proprie sicurezze. Luca Lorusso AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT © Af MC/D Lodeserto

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