Missioni Consolata - Ottobre 2012
La povertà diffusa e la quasi garan- zia di impunità alimentano e so- stengono attività lucrose sulla pelle dei cambogiani, ma anche un'am- pia casistica di violenze e abusi solo in parte denunciati. I procac- ciatori, ad esempio, che battono i villaggi delle aree più povere del paese per attirare, spesso ingan- nando le famiglie, giovani donne con la promessa di un lavoro o di un sostegno agli studi, usano in molti casi la violenza e la droga per OTTOBRE 2012 MC 25 MC ARTICOLI C ampo di battaglia nel processo di decolonizza- zione, negli anni Sessanta e Settanta preda del conflitto vietnamita e della terribile esperienza dei Khmer Rossi, per decenni impoverita e isolata, ac- comunata - con l’eccezione della Thailandia - da re- gimi di ispirazione socialista o comunista, ora l’intera regione indocinese cerca «una significativa riduzione del livello di povertà», secondo le indicazioni della Banca asiatica per lo sviluppo. Lo fa attraverso la ri- cerca di investimenti e cambiamenti interni, ma an- che partecipando a una iniziativa congiunta, avviata nel 1992, che riguarda il bacino del Mekong. Nella sottoregione del Mekong (2,6 milioni di chilome- tri quadrati), dove convergono gli interessi di sei na- zioni che hanno il grande fiume al centro della loro geografia e della loro economia, la pace ha portato profondi cambiamenti e un po’ di prosperità. Secondo dati della Banca asiatica per lo sviluppo, negli ultimi anni la crescita media di questa regione abitata da 326 milioni di individui ha raggiunto il 6 per cento. Il valore complessivo delle esportazioni dei paesi mem- bri ha superato i 200 miliardi di dollari. In buona parte queste cifre sono dovute allo sviluppo tumul- tuoso della Repubblica popolare cinese, che con la re- gione condivide territorialmente l’alto corso del grande fiume indocinese, e in particolare la provincia dello Yunnan, ma tutta l’area dimostra un notevole di- namismo, pur con una netta differenziazione tra paesi che sono soprattutto fornitori di materie prime (Laos, Myanmar) e paesi produttori (Cina, Thailandia, Viet- nam). Eccezione è la Cambogia, che vive ancora in buona parte del sostegno internazionale, in attesa che gli ingenti investimenti occidentali, ma anche giappo- nesi, coreani e cinesi inneschino un vero sviluppo e un benessere finora negato. Complessivamente per l’in- tera area, gli investimenti diretti stranieri hanno su- perato i 10 miliardi di dollari. L’impegno cinese è proiettato direttamente anche sullo stesso Mekong. Unico paese ad avere violato le rive del grande fiume con argini in cemento e sbarra- menti artificiali, la Cina ha finora stanziato 5 miliardi di dollari per garantire, anche, una migliore naviga- zione del tratto nel suo territorio. L’energia è un altro punto essenziale. Grandi e per di- versi aspetti controversi impianti per la produzione di energia idroelettrica sono già in funzione nell’alto corso del fiume, in territorio cinese, ma molti di più sono quelli in progettazione oppure in avvio. Il piano approvato per il quinquennio 2008-2012, sostenuto anche dalla Banca asiatica per lo sviluppo, prevede ol- tre 200 progetti per un valore complessivo di 20 mi- liardi di dollari nei settori del trasporto, del turismo, dell’energia e dell’ambiente. Stefano Vecchia Il Mekong UN FIUME, SEI NAZIONI © Piergiorgio Pescali Attorno al Mekong, uno dei maggiori fiumi del pianeta, convergono gli interessi di sei paesi. Al solito, è la Cina a fare la parte del leone.
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