Missioni Consolata - Ottobre 2012
OTTOBRE 2012 MC 23 a quella Ue, sebbene in un conte- sto economico, finanziario, cultu- rale ed etnico assai diversificato. Qualunque siano le ragioni dietro questo fallimento, è chiaro che la piccola Cambogia (181.035 chilo- metri quadrati di superficie, 14,3 milioni di abitanti), il cui accesso al mare è limitato all'estremo Sud, ma che ha nel poderoso Mekong ( leggere riquadro ) una via di comunicazione formidabile e la cui posizione la rende in- sieme ambita dalle potenze re- gionali e cruciale per i delicati equilibri locali, ha un ruolo che non potrà che crescere giocando anche su contese e contraddi- zioni altrui. La Cina - che investe massiccia- mente, esporta ancor più e tutela politicamente il paese - è per la Cambogia un alleato inevitabile. Anche a causa della comune ini- micizia storica verso il Vietnam e ai difficili rapporti con la confi- nante Thailandia che per decenni ha cercato di imporre una tutela sulle risorse e sui commerci cambogiani, prima di lasciare, spazio non senza recriminazioni, alla Repubblica popolare cinese. TENSIONI DI MARE E DI TERRA Nonostante la partecipazione al- l'Asean e l'appartenenza di fatto a un consesso regionale in cui la debole economia del paese in fu- turo potrà avere un ruolo più con- creto e maggiori certezze e tu- tele, un contenzioso marittimo con il potente e ingombrante vi- cino cinese è indubbiamente as- sai lontano dalle preoccupazioni del governo guidato da quasi trent'anni, con intransigenza semi-dittatoriale, dal premier Hun Sen e ancor più da quelle del sovrano Norodom Sihamoni, fi- gura dai poteri pressoché simbo- lici. Molto più pericolose sono sentite le pretese dell'ingombrante coin- quilino thailandese su uno spec- chio di mare, potenzialmente ricco di gas naturale che la Cam- bogia ha la velleità di sfruttare per il suo futuro e la Thailandia mire e tecnologia già oggi all'al- tezza. Un «braccio di ferro» che scatena periodiche tensioni sulle acque percorse, sovente in modo arbitrario o apertamente illegale, da pescherecci, contrabbando e tratte. Una tensione che in tempi recenti si è sovente spostata sul terreno fermo, seppure acciden- tato, attorno al complesso reli- gioso buddhista di Preah Vihear. Le deliberazioni internazionali hanno da tempo concesso a Ph- nom Penh il controllo dei templi che sorgono a ridosso del con- fine, ma non hanno chiarito la de- marcazione di alcune aree di frontiera, lasciando così spazio a interpretazioni opportuniste, op- posti nazionalismi e possibilità di manovra agli interessi dei mili- tari. Il ritiro congiunto delle truppe al confine da parte dei due paesi, lo scorso luglio, allo sca- dere dell'impegno preso con le Nazioni Unite e la sostituzione con corpi di polizia confinaria ha allentato la tensione ma non ha finora concesso l'arrivo di osser- vatori indonesiani come altresì ri- chiesto dall'Onu e accettato in via di principio dalla Cambogia ma osteggiato dalla controparte thai- landese. Quella di templi millenari non è tuttavia l'unica eredità «sco- moda» di questo paese dalla sto- ria tormentata. IL PROCESSO AI KHMER ROSSI E L’EREDITÀ DEL GENOCIDIO Una sentenza attesa, forse scon- tata, quella con cui il «Tribunale congiunto per il genocidio cam- bogiano» ha condannato il 3 feb- braio scorso il Camerata Duch a 35 anni di carcere. A centinaia, comuni cittadini, monaci, giorna- listi, osservatori locali e interna- zionali, si sono radunati dal primo mattino davanti alla sede del tri- bunale per partecipare a quello che per la nazione cambogiana è stato un ulteriore passo concreto verso la riconciliazione dopo l'av- vio dei lavori del tribunale nel no- vembre 2007 e l'inizio del proce- dimento contro Duch nel marzo 2009. Il Tribunale è stato accusato da più parti di essere eccessiva- mente indulgente o selettivo, con troppi «distinguo» e troppe ga- ranzie verso i Khmer Rossi. Tut- tavia, con esso la Cambogia è sembrata voltare davvero pagina e avviarsi a una giustizia che sola potrà riportare la definitiva ricon- # Sopra : la prima pagina del quotidiano di Phnom Penh parla del processo a Duch. A sinistra : il complesso buddhista di Preah Vihear.
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