Missioni Consolata - Ottobre 2012
# Pagina a fianco: ritratto di bimba mbuti. # Sopra: padre Flavio Pante con un gruppo di bambuti in un accampamento nel territorio della missione di Bayenga. # Sotto: le strade che tagliano la foresta nella diocesi di Wamba. MC ARTICOLI A BAYENGA Il racconto di padre Flavio Pante, missionario della Consolata, ci porta in Repubblica democratica del Congo, nella Provincia Orien- tale, distretto dell’Alto Uele. Siamo nella diocesi di Wamba che da diversi anni ha riservato una priorità particolare alla pa- storale pigmea. Padre Flavio è qui da tre anni, nella missione di Bayenga, ma i missionari della Consolata vi sono arrivati nel 1999. Qui le strade sono piste di terra battuta che tagliano la fore- sta e si trasformano in fiumi di fango durante le frequenti piogge. Il mezzo di trasporto più comune è la bicicletta o, quando possibile, la moto. «Negli anni ’80 i pigmei di questa zona sono stati forzati a uscire dalla foresta e a stabilirsi in ac- campamenti al margine della grande strada». Racconta padre Flavio. «Questo è stato fatto per motivi politici. Si diceva: “sono cittadini come gli altri, devono vo- tare, quindi avere la carta d’iden- tità. Così possono essere curati meglio, andare a scuola”. In realtà, portarli fuori dalla fore- sta ha voluto dire assegnare loro un territorio ben specifico, men- tre erano abituati al nomadi- smo». Ancora più grave, denuncia il missionario: «Non prevedendo una fase di transizione, da caccia- tore a sedentario, ne hanno fatto degli sfollati. Hanno più difficoltà ad andare a caccia perché la sel- vaggina si trova nel folto della fo- resta, rubacchiano nei campi de- gli altri. Il rischio è di farne delle persone squilibrate». Così i bambuti della missione di Bayenga sono stati portati in luo- ghi di insediamento provvisorio, non molto lontani da un villaggio, dove abitano le tribù bantu. I pig- mei devono fare riferimento al villaggio e al capo bantu. «Ma – continua padre Flavio – non è stato fatto il passaggio in- termedio, ovvero permettere ai bambuti di avere un altro me- stiere, un’altra fonte di reddito. Non sono più cacciatori, ma non ancora sedentari, quindi non agricoltori». In altre zone del continente, come in Rwanda e Burundi, i pigmei sono diventati sedentari da tempo e oggi sono vasai (le donne) e fabbri (gli uomini). Delicato è il ruolo del missionario in un contesto sociale oltre che geografico difficile: «Mi sono reso conto che dobbiamo andare e stare con loro, e assieme fare un cammino di mediazione, in que- sto processo inevitabile tuttora in corso, di integrazione». Il termine può essere ambiguo, ma: «Se- condo me la cosa è inevitabile: i pigmei vengono fagocitati dagli altri, oppure si cerca di rendere meno traumatico questo impatto, e facilitare il passaggio. È impen- sabile fare un parco, tipo zoo, di- cendo loro: state lì, e rimanete come siete». RISORSE ALLETTANTI Ma i movimenti forzati del popolo pigmeo sono stati imposti da altri fenomeni. Le multinazionali mi- nerarie stanno ormai entrando nelle foreste del Congo, ricchis- sime di oro, diamanti, ferro e molto altro. La Rio Tinto (multi- nazionale mineraria), ad esem- pio, sta esplorando tutta la zona della missione di Bayenga. I tecnici della Kilo Gold del Suda- frica scendono con gli elicotteri OTTOBRE 2012 MC 11
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