Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012

44 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2012 OSSIER zione presso la famiglia allargata, affido a lungo ter- mine, apertura all’adottabilità). Per il 65% dei bam- bini che vengono presi in affido, si aprono le porte dell’adottabilità. LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO «Le coccole, i giochi, le intimità del poppare attra- verso le quali il bambino impara la piacevolezza del corpo di sua madre, i rituali dell’essere lavati e ve- stiti con i quali il bambino impara il valore di se stesso, attraverso l’orgoglio e la tenerezza della ma- dre verso le sue piccole membra, queste sono le cose che mancano» (J. Bowlby). Il Progetto neonati si fonda sulla teoria dell’attacca- mento, sostenuta e studiata da John Bowlby, uno dei più grandi psicoanalisti del ventesimo secolo. Ema- nuela De Maria (psicologa del Progetto neonati, pre- sente all’incontro di formazione) ci racconta il per- ché di questa connessione tra affido e attaccamento: «Solo una famiglia con una mente pensante che si oc- cupi del bambino può favorire una crescita sana e gettare le basi per una futura fiducia affettiva e rela- zionale. Bowlby sosteneva che “l’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla culla alla tomba”. All’inizio della vita l’essere nutriti equivale all’essere amati, all’essere desiderati, voluti e accettati per quello che si è. Ecco perché per la for- mazione di una personalità solida e sicura è impor- tante che, fin dai primi mesi di vita, il bambino venga circondato da figure stabili. La pratica dell’affido ri- sulta così essere la giusta alternativa alle comunità, dove l’avvicendarsi degli operatori non può supplire il calore e la fiducia delle quattro mura familiari». Tra i sinonimi del termine «legame», oltre alla rela- zione, al vincolo e all’affinità, esiste la parola «af- fetto». Non è dunque un caso che, più le relazioni co- struite nei primi anni di vita sono nutrienti e posi- tive, più sarà semplice costruire dei legami impron- tati alla fiducia nel futuro. Come ci racconta infatti Emanuela De Maria: «Chi sceglie di prendere in affido un piccolo di 0-24 mesi deve essere una figura di riferimento, serena ed equilibrata, in grado di coccolare e consolare ma an- che di dare delle regole, di creare un contatto emo- tivo e dei forti legami che aiutino il piccolo a cre- scere». IL PROFILO DELL’AFFIDATARIO Compito arduo quello dell’affidatario di un neonato. Tramite fra due pagine fondamentali della storia di un essere: il ventre della madre e i primissimi tempi in casa o in ospedale e il definirsi di un futuro certo, o in famiglia o in adozione. Anche se può sembrare un paradosso, ciò che viene infatti chiesto alle fami- glie affidatarie - e ribadito più volte nel corso della serata - è che un affido non è un’adozione e quindi, una volta stabilite le decisioni del Tribunale dei mi- nori, la famiglia affidataria deve essere in grado di «accompagnare» con serenità il piccolo verso i suoi nuovi genitori. Amarlo e lasciarlo libero di andare per la sua strada quando sarà il momento giusto. Patrizia Gamba ci informa a questo riguardo che sono attivi dei gruppi di sostegno delle famiglie affi- datarie, condotti dalle assistenti sociali. Uno stru- mento di confronto e compartecipazione, fondamen- tale per affrontare al meglio ogni fase dell’affido. Un brano riportato da una mamma affidataria chia- risce bene questa disponibilità d’animo e l’equipag- giamento umano e psicologico che occorre avere per partire per questo viaggio: «Oggi abbiamo saputo che ci sei. Ci sei e non sai che nel tuo destino è scritto che farai un pezzo di strada con noi… Stasera, senza sapere nulla di te, penso a come sa- rai, all’emozione che proveremo quando ti vedremo e un mare di sensazioni si alternano nel mio cuore. Penso che ti vogliamo già bene e che faremo per te tutto ciò che meriti. So che sarà per poco tempo, ma va bene così: nulla e nessuno ci appartiene per sem- pre, ma possiamo sperare che il tempo insieme sia un buon tempo e che l’amore che diamo lasci una traccia, che, lei sì, può essere per sempre». Diventare affidatari non presuppone solamente un coinvolgimento del cuore, ma un buon equilibrio emozionale; il calore ma anche il raziocinio; la sicu- rezza e il buon senso ma anche una buona dose di al- legria e spensieratezza. Non tutti sono votati a essere dei «buoni» affidatari. Chiediamo allora a Patrizia Gamba e a Emanuela De Maria come avviene la «selezione» per valutare le motivazioni ed entrare nella rete degli affidatari. «L’affidatario non deve essere necessariamente una famiglia, ma può essere un single o una coppia più avanti con gli anni. È importante però che abbia avuto esperienza con i bambini e che non abbia più un desiderio di genitorialità biologico. Dopo i due primi incontri formativi, aperti alle persone interes- sate, si consegna una scheda di adesione al percorso individuale di conoscenza. Da qui, inizia un iter di circa quattro mesi con un assistente sociale e uno psicologo, volto a considerare la fattibilità dell’affido da parte dell’interessato. La valutazione avviene sulla coppia e sulla famiglia - compresi i figli, se sono presenti - come affidatari e non sulla loro storia per- sonale». Durante l’incontro sia Patrizia Gamba sia gli altri operatori ribadiscono inoltre che nulla viene celato al bambino, al quale viene raccontata la sua storia fin dalla nascita. Gli incontri con la famiglia di ori- gine facilitano l’acquisizione verso una duplice realtà e la sinergia affettiva e non falsata tra bam- bino e affidatari, stimola la successiva capacità di adattamento alle nuove situazioni. La forza del le- game instaurato nei primi mesi di vita e la fiducia assimilata, sarà il perno su cui costruire un nuovo futuro. L’AFFIDO: UNA PARENTESI DI TEMPO IMPORTANTE In tutto il periodo dell’affido, una rete di attori entra in campo e - sinergicamente - si adopera perché tutto scorra nella misura più agevole possibile. Assi- stenti sociali, psicologi ed educatori lavorano a brac- cetto e seguono da un lato il recupero della famiglia d’origine e dall’altro la crescita del bimbo nella fami- glia affidataria. (continua a pag. 46)

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=