Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012
«M i presti la tua famiglia? La mia è un po’ in difficoltà». Lo slogan della campagna per gli affida- menti del comune di Torino ri- assume bene l’idea. Si parte da un disagio, la «difficoltà», in questo caso di una fami- glia con uno o più minori, e si cerca un aiuto tempo- raneo presso un’altra famiglia. Questo è il senso di «mi presti», diverso da «mi regali». «Il concetto è proprio questo - spiega Giuseppina Ga- nio Mego, dell’associazione Gruppi per l’affidamento e l’adozione di Torino - si abbinano due famiglie, quella di origine compreso il figlio da affidare e quella affidataria». Queste sono due grosse differenze con l’adozione: la presenza della famiglia di origine e la temporaneità dell’azione. L’affidamento ha soprat- tutto lo scopo di assicurare ai minori la possibilità di crescere in una famiglia evitando così l’inserimento in comunità o istituti. E questo per un periodo, più o meno lungo, nel quale a causa di «gravi motivi», il mi- nore non possa continuare a vivere nella propria fa- miglia. La legge che norma l’affido, la 184 del 1983 e successive integrazioni, dà priorità a famiglie con fi- gli, ma prevede anche coppie e singoli come famiglie affidatarie. Scegliere di essere disponibili all’affido è un impe- gno civico (oltre che fisico e mentale) non indiffe- rente. Ci si scontra però subito con le prime diffi- coltà. «La famiglia si presenta ai servizi sociali e c’è un primo contatto di reciproca conoscenza» rac- conta Giuseppina. Sono previsti alcuni incontri di gruppo di informa- zione, dove viene spiegato l’affido sotto i vari aspetti: sociale, psicologico, giuridico. Sono presenti famiglie affidatarie che portano la loro esperienza. Questa è una fase di auto selezione. AGOSTO-SETTEMBRE 2012 MC 37 MC «E ORA VOLERAI» VALUTATI «Poi si attivano percorsi di conoscenza e selezione vera e propria, ovvero diversi incontri con assistente sociale e psicologa. Un cammino difficile - ricorda an- cora Giuseppina - è un mettersi a nudo, sentirsi giu- dicati e valutati». I servizi (d’ora in poi intesi come servizi sociali ) de- vono valutare se la famiglia può andare bene per ac- cogliere un bambino, ma anche con che tipologia di minori (e famiglie di origine). Poi ci sono i tempi di attesa, perché, anche se sono molti i bimbi che aspet- tano, occorre fare bene l’abbinamento. «Questo può creare scoraggiamento e possono cambiare le condi- zioni, per cui la famiglia ritira la sua disponibilità. È anche possibile che si valuti la famiglia non idonea al momento attuale all’affido, sapendo che potrebbe di- ventarlo in seguito». Ad esempio perché ha figli troppo piccoli. Giuseppina ha una lunga esperienza e ora è «nonna» affidataria, perché anche sua figlia dopo essersi co- struita una famiglia, si è lanciata con entusiasmo in questo impegno di vita. Ma che caratteristiche deve avere una famiglia affi- dataria? «È necessario non essere rigidi, ma aperti, disponibili a mettersi in discussione, capaci di me- diare». Particolare attenzione è data ai figli della po- tenziale famiglia affidataria: «I servizi fanno dei col- loqui con i figli durante la visita domiciliare. Se sono piccoli, si vede se hanno molto bisogno di affetto o sono in grado di condividerlo con altri. Ogni bambino ha la sua storia e le sue problematiche. Nei rapporti tra le persone non si può mettere la regola, ma biso- gna usare dei principi, dei paletti. Importante è che i bimbi non entrino in competizione. Ma anche che i LA PAROLA ALLE ASSOCIAZIONI LE MIE DUE FAMIGLIE DI M ARCO B ELLO Oltre il 70% degli affidi sono decisi dal giudice. Mentre 15.000 bambini e ra- gazzi sono ancora in attesa in istituto. Ma diventare famiglia affidataria è un percorso a ostacoli. Le associazioni sono un attore importante di accompa- gnamento e aiuto. E anche di pressione sulle autorità per migliorare il sistema. Contro i tagli al sociale.
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