Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012
In queste pagine abbiamo cercato di dare qualche elemento su cos’è l’affido famigliare, come si fa a di- ventare affidatari e quali sono le principali sfide e difficoltà. Senza voler essere esaustivi in una materia così delicata. Le storie di genitori affidatari che hanno voluto condividere pezzi della loro esistenza con noi sono il grande valore aggiunto di questo la- voro. Gabriella Mancini e Marco Bello OSSIER PREMESSA «PROMETTO CHE GLI INSEGNERÒ A VOLARE» 36 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2012 D a qualche tempo parlare di affidamento è diventato parte del gergo comune. Non era così fino a qualche anno fa, quando l’affidamento si considerava an- cora una pratica astrusa. Nonostante ciò qualche dubbio sul «cugino povero» dell’adozione ancora permane e ci sembrava così do- veroso indagare sulle caratteristiche e sulle sfuma- ture di un impegno così profondo. L’affido parte da un moto del cuore e si trasforma nell’accoglienza temporanea di un bambino o ragazzo per un tratto della sua strada, mantenendo il legame tra «affidato» e famiglia di origine. È la possibilità di crescere in un ambiente famigliare adeguato mentre i suoi genitori sono in difficoltà, ri- spettandone la storia individuale e della famiglia di origine. Dalla narrativa giungono le frasi più vere e più toc- canti per parlare di affido: «Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro an- cora si chiama sole ed arriva sempre come ricom- pensa dopo la pioggia. Apri le ali ... Ora volerai. Il cielo sarà tutto tuo». Come recita Luis Sepulvéda, nel suo «Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare», l’affido è un atto di amore gratuito. Dà e non chiede nulla in cambio. Se volessimo utiliz- zare la metafora del piccolo Principe e della sua rosa, plageremmo le parole di Antoine de Saint Exupery sostenendo che: «È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante. Tu diventi responsabile di ciò che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa». Art 1. Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell'ambito della propria famiglia. Art 2. Il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, nonostante gli interventi di sostegno e aiuto disposti ai sensi dell'articolo 1, è affidato ad una fa- miglia, preferibilmente con figli minori, o ad una persona singola, in grado di assicu- rargli il mantenimento, l'educazione, l'istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno. (Legge n. 184 del 4 maggio 1983)
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