Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012
mensione fisica, ma è al con- tempo veicolo della sfera etica della persona che lo porta con sé. Così anche nello stile del quotidiano, le cui tecniche artistiche sono generalmente trasmesse di padre in figlio, un capola- voro offre un’equilibrata fu- sione di bellezza formale e di contenuto morale. Inoltre questo tipo di espressione artistica si relaziona al con- testo temporale e geogra- fico nel quale è stata realiz- zata, rendendo altresì diffi- coltosa la decifrazione to- tale del suo significato. Aspetti complessi ma es- senziali che passano anche attraverso la scelta dei ma- teriali con cui gli artisti hanno confezionato gran parte degli oggetti in esposi- zione. Non solo motivi religiosi, ma soprattutto spunti legati alla loro matericità, durezza, brillan- tezza, forma e colore, in una commistione di qualità in cui l’una rinforza l’altra allo scopo di produrre un oggetto, non solo bello da vedere. Infine è facile constatare che sono anche gli oggetti ordinari e più umili della vita quotidiana a rispondere ai criteri di bellezza e al senso estetico che occupa un ruolo es- senziale nella vita di tutti i giorni. Sebbene lo scultore resti fre- quentemente un agricoltore e la fabbricazione delle maschere o di oggetti diversi non rappresenti che una parte della sua attività, la sua creazione emerge con una dignità sua propria, riconosciuta dall’intero villaggio e dai villaggi circostanti. Il materiale esposto dai Cappuc- cini è oggetto di visite didattiche delle scuole della città di Bouar, di studenti e visitatori da ogni parte del Paese. Spesso convo- cati per stages di formazione or- ganizzati dai vari Organismi di Sviluppo internazionali che lavo- rano alla formazione degli au- toctoni. E anche il Primo mini- stro della repubblica, Faustin- Archange Touadéra, si è espresso in apprezzamenti au- tentici per la bellezza e la ric- chezza del materiale esposto e per l’operato dei missionari ge- novesi. In particolare «in un mondo di credenze e di quotidia- nità di vita ormai persa, ma ricca di valori storici» – ha ricordato il ministro Touadéra –, «la fun- zione didattico-educativa della Yolée sarà essenziale per la rico- struzione di un tessuto sociale destabilizzato da modelli e da novità esterne e lontane alla vita africana». UN’ESPOSIZIONE DINAMICA. IL MUSEO DEGLI AKOTARA. Tuttavia, alcuni problemi logistici stanno pregiudicando fortemente l’integrità del museo. La strut- tura è infatti inserita all’interno dello stesso Seminario, dove oc- cupa di fatto alcuni ampi locali destinati ad altri usi. Oltre al di- sagio arrecato alla vita pastorale della comunità, restano da sa- nare invece i ben più gravi pro- blemi relativi alla viabilità di- strettuale. Strade per lo più dis- sestate che non facilitano gli spostamenti e il raggiungimento della località, distante da Bouar appena una decina di chilometri. Le scolaresche e le persone inte- ressate devono utilizzare mezzi di fortuna per arrivare alla Yolée, e questo troppo spesso pregiu- dica la visita. Oltre ad un’impor- tante opportunità educativa. I bambini e i giovani sentono par- lare di tradizioni, ormai sempre più sfumate e deculturate. Ma con il loro lavoro di fantasia non riescono certo a ricreare questo mondo perduto. Il Museo è un aiuto per ritrovare un nuovo forte legame verso la tradizione ed un aggancio a quello che era il mondo delle loro origini. Poi, il grave problema di conser- vazione dei reperti stessi. La col- lezione è attualmente situata nell’ala nord della costruzione a ridosso dell’omonimo fiumiciat- tolo Yolée. Il sito è piuttosto umido e, specialmente nel pe- riodo delle piogge, quando l’au- mento dell’umidità diventa per- manente, il materiale del museo rischia di ammuffire e di deterio- rarsi. Così, lo scorso fine aprile, in località Saint Laurent, nella città di Bouar, sono stati ufficia- lizzati i primi lavori per la costru- zione di un centro policulturale, Qui esiste il Seminario Maggiore, nella cui cinta interna, al sicuro, i Padri Cappuccini hanno ritenuto strategico progettare una costru- zione indipendente dalla vita della comunità. In questa strut- tura, insieme a Radio Siriri, la preziosissima emittente radio diocesana di supporto alla vita locale e pastorale delle comunità del distretto, troverà sede anche il nuovo museo etnografico. Si chiamerà Museo degli Akotara - che in lingua sango, la lingua na- zionale del paese, significa ante- nati. I locali, progettati in fun- 26 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2012 CENTRAFRICA
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