Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012

10 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2012 DI VIVIANA PREMAZZI AFGHANISTAN COMBATTONO SUI NOSTRI CORPI Da una parte c’è la Costituzione del 2004, dall’altra il «codice di comportamento» decretato dal Consiglio degli Ulema nel 2012. È quest’ultimo a prevalere. Le donne afghane possono essere picchiate dai mariti, debbono essere sempre accompagnate, non possono parlare con estranei. Lo esigono i fondamentalisti islamici, a dispetto dell’eguaglianza tra donna e uomo di fronte alla legge. L’ennesimo fallimento nell’infinita guerra afghana. LA (PESSIMA) SITUAZIONE DELLE DONNE, DOPO 10 ANNI DI GUERRA Fatana Ishaq Gailani, un’attivista per i diritti femminili e fondatrice dell’ Afghanistan Women’s Coun- cil , sostiene che i diritti delle donne siano stati usati come merce di scambio in un gioco po- litico. «Vogliamo un islam giusto, non un islam politico», ha dichia- rato, aggiungendo di condividere le trattative con i taleban, ma che le donne afghane non dovrebbero essere sacrificate per raggiun- gere lo scopo. Tra i grandi problemi che ancora affliggono le donne afgane, tre ri- sultano essere di fondamentale importanza: i diritti individuali, l’i- struzione e la salute. I MATRIMONI FORZATI Nonostante gli impegni politici la maggioranza delle donne af- ghane continua a vivere in un clima di insicurezza dentro e fuori le proprie case e a soffrire abusi da parte dei propri mariti, padri, fratelli (persino da donne della famiglia che sostengono le strut- ture patriarcali), da individui ar- mati, da sistemi legali privati e paralleli (le jirga o le shura ) 1 e dalle istituzioni dello Stato stesso come la polizia e il sistema giudi- ziario. Le donne e le ragazze af- ghane vivono continuamente nel rischio di essere vittime di rapi- menti, stupri, matrimoni forzati, di essere vendute per dispute e N el gennaio 2004, la nuova Costituzione proclamava «i cittadini dell’Afghanistan – sia uomini sia donne – hanno eguali diritti di fronte alla legge» (art. 22). Altri due articoli (l’83 e l’84) prevedevano un minimo di rappresentanti donne in en- trambe le camere del Parla- mento. Quello che ha poi ispirato le effet- tive scelte politiche del presi- dente Karzai nel corso di questi 10 anni di conflitto sono state da una parte il tentativo di attrarre fondi dalla comunità internazio- nale e dall’altra la necessità di avere sostegno da parte del Con- siglio degli Ulema e di altri con- servatori. Il campo di battaglia sono stati i diritti e il corpo delle donne. Nel marzo 2012, infatti, probabil- mente per tendere una mano ai talebani anche su pressione del governo statunitense, il presi- dente afghano ha appoggiato il «codice di comportamento» ema- nato dall’influente Consiglio di religiosi islamici. Tale documento consentirebbe ai mariti, in certi casi, di picchiare le mogli e inco- raggerebbe la segregazione di genere, vieterebbe alle donne di viaggiare senza essere accompa- gnate da un uomo e di parlare con sconosciuti in luoghi quali scuole, mercati e uffici.

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