Missioni Consolata - Luglio 2012
nell’umiltà che Lui mani- festa la Sua potenza. In- spiegabilmente cominciai a sentire dentro qualcosa, avevo la sensazione che ci fosse qualcuno che ci gui- dava, ma soprattutto che ci consolava ed aiutava, insomma non eravamo più soli! Per un grande miracolo nacque Chiara. Con la nostra piccola ac- canto, ritornò la luce ab- bagliante di un mattino fresco e luminoso, il buio pesto dei giorni precedenti sembrava un lontano ri- cordo. Così, tutti e tre co- minciammo a frequentare dei luoghi dove si erano verificati eventi, grazie e guarigioni prodigiose. Sta- vamo facendo un cammi- no spirituale, con un Cri- sto che ci conosceva e ci amava tanto, che si era fatto uomo per noi. Gesù che a tutt’oggi tocca gli ammalati. In quel periodo conobbi suor Agnese: una persona speciale, un’amica umile, buona, leale e generosa, che non mi ha chiesto nul- la, ma dato tanto. È per me difficile descri- vere i momenti tanto in- tensi condivisi con lei: tan- ti gli incontri in sana alle- gria, altrettanti quelli di preghiera, i pellegrinaggi, l’ultimo lo scorso anno a Medjugorje. Non dimenti- cherò mai più la sua testi- monianza sul pulmann, quando ha raccontato di Natalina e Franca, quando prestavano la loro opera alla clinica Solatrix di Ro- vereto, dove era ricoverata in agonia mia moglie Se- renella, ho condiviso fede, preghiera e speranza. Sì, la fiducia illimitata in Cri- sto ha caratterizzato la nostra amicizia, quella fe- de che supera la ragione ed ogni barriera umana e che ci mette in rapporto con Dio, che consola, che da gioia e speranza, infine ci salva. Il Signore ci con- duce con la Sua luce, ci genera ad una vita nuova e ci insegna che con la morte nulla è finito, anzi… l’amore di Gesù si è rive- lato più forte della morte! Gli uomini privi di fede af- fidano ogni evento al caso, alla fortuna o viceversa. L’uomo di fede, invece, è convinto di come il caso sia nient’altro che lo pseudonimo con cui si fir- ma Dio! Tutto accade per un disegno immenso che soltanto con la vita oltre la morte si può capire. Chi crede in Lui, lo ringra- zia per tutte le cose buone della sua esistenza! Davvero notevole la lezio- ne di fede e di vita che ci ha regalato suor Agnese! Eppure, tanti anni fa non volevo proprio saperne di Lui... Gennaio 1989 “E Dio?”. La mia risposta immediata: “Non ne ho assolutamente bisogno”. Mi sarebbe piaciuto che e- sistesse, ma se ci fosse stato non sarebbe stato di sicuro di questo mondo. Ero convinto che i proble- mi potessero essere risolti con la volontà e con il co- raggio senza l’intervento di nessuno. Per di più, le religioni erano state arte- fici dei più grandi conflitti. In nome di Dio si erano compiuti i più crudeli massacri e i preti erano persone fuori dal tempo che vivevano in un mondo tutto loro, spesso mi era- no insopportabili. Io credevo che ogni essere vivente dovesse godere dei propri spazi di libertà, es- sere autonomo, capace di tutto e padrone assoluto della propria vita. Spesso mi trovavo in con- trapposizione con pensieri diversi, con chi pensava che l’uomo avesse nel profondo di sé un innato desiderio del ‘divino’, per- ché è bello pensare che continueremo ad esistere oltre la morte e che c’è qualcuno che ci protegge e ci ama. Ma io non ne a- vevo proprio bisogno, non cercavo una vita di spe- ranza, tanto meno rincor- revo un percorso di im- menso amore, ma soltan- to forti emozioni. Tuttavia, ero sensibile al dolore de- gli altri e sentivo forte il desiderio della solida- rietà. La mia vita era pas- sione. Mi fidavo della gen- te, amavo l’umanità e chi camminava con me; ama- vo aiutare il mio prossimo e non per il Paradiso, ma soltanto perché era giusto farlo. Tuttavia, mi doman- davo se chi credeva in Dio non lo facesse solo perché ne aveva bisogno ma sen- tisse qualcosa che a me sfuggiva. Un giorno incontrai Sere- nella e ci sposammo. Lei aveva una grande fede. Non potevo fare a meno di osservarla quando, rac- colta nell’angolo più inti- mo della casa, volgeva u- na mano in alto. Mi colpiva l’intimità con il suo Dio, traspariva con intensità e sentimento, attraverso gesti impercettibili. Era come se stesse semplice- mente parlando e comuni- cando con qualcuno real- mente presente. Nonostante ciò il mio mo- do di vedere e giudicare le cose era lontano dal suo, continuavo a vivere con le mie idee ed opinioni. Febbraio 1989 … E giunsero anche per me i così detti anni che nessuno vorrebbe mai vi- vere: mia moglie, nel pe- riodo più bello della gravi- danza, si ammalò e di un male incurabile. La sofferenza la senti solo quando la provi sulla pelle e ti sconvolge, si impos- sessa di te e della persona che ami. Per la prima vol- ta mi resi conto che forse l’unica possibilità che ave- vo per salvare mia moglie era quella di rivolgermi a quel Dio che avevo sem- pre rifiutato. La grande spiritualità di mia moglie, mi portò a pensare a Cristo, venuto per annientare tutte le barriere, un Dio fatto uo- mo per abbracciare i leb- brosi. Un Dio degli ultimi, che non chiede la nostra purezza per avvicinarsi e tanto meno la nostra retti- tudine, ma soltanto la no- stra umiltà, le nostre po- vertà, i nostri peccati. Ed è 6 MC LUGLIO 2012 redazione@rivistamissioniconsolata.it mcredazioneweb@gmail.com # Begliatti sr. Costantina Agnese in Roraima, Brasile.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=