Missioni Consolata - Luglio 2012
46 MC LUGLIO 2012 lo giustifica teologicamente, affermando che fonda- mentalmente esiste una sola religione universale: quella che crede nell’esistenza di un Dio unico, crea- tore. E siccome questo Dio è troppo lontano dagli uo- mini, sono necessari degli intermediari, che per i protestanti sono gli angeli, per i cattolici sono i santi. Degno di nota è pure il culto dei morti che diventa spazio di solidarietà e, nel suo nucleo essenziale è «la celebrazione della vita» che continua dopo la morte. Negli ambienti afroamericani questo culto ha lo scopo di accattivarsi la loro simpatia e di difendersi dal loro grande potere. È importante propiziarseli e riparare possibili offese. In tale celebrazione, la vene- razione è sempre strettamente legata al timore, che è vero movente del culto degli antenati. IL SANTO PATRONO Emblematico è, soprattutto, il caso delle feste, e par- ticolarmente in quelle patronali, che si trasformano in momenti privilegiati di ritrovo e comunicazione della popolazione nera: uno spazio autonomo, per co- municare con i propri antenati e con le divinità afri- cane, scenario privilegiato per rafforzare la propria coesione. La festa rappresenta la grande opportunità per cele- brare la vita in gruppo. In essa ciò che più conta è il «saper socializzare». In questa occasione tutti si ri- trovano e la gente si sente «comunità». Il nero non ama la solitudine, ama il gruppo, cerca la massa. Non ama il silenzio, ama il chiasso, l’allegria traboccante. Perché la festa sia tale ci deve essere molta gente... e molto chiasso. Nella festa del santo patrono gli afroamericani tro- vano l’occasione per restituire al santo i favori che questi ha elargito durante l’anno. Un buon raccolto, una pesca abbondante, un certo benessere generale nel paese creano nella coscienza della gente la con- vinzione che il santo patrono abbia pensato a loro ed essi non esitano a manifestargli la loro riconoscenza nel giorno della festa patronale. Maggiore il benes- sere, maggiore sarà la festa. La gente dialoga con il santo patrono nel giorno della festa, soprattutto nella processione che costituisce l’atto religioso più idoneo ad esprimere i propri sentimenti. «Sentono» che il santo si è preso cura di loro e nella processione «glielo dicono», attraverso una ritualità che non può essere considerata pura esteriorità. Ma se durante l’anno il potere del santo patrono ha brillato per la sua assenza, la festa può giungere all’estremo oppo- sto: porre il santo con la faccia contro il muro. SENZA MEMORIA NON C’È FUTURO Da alcuni decenni gli afrocolombiani stanno dando notevoli segni di risveglio e presa di coscienza, di co- raggiosa ricerca della propria identità culturale, reli- giosa e sociale, di timida lotta per recuperare la me- moria storica, i valori etnici e le organizzazioni; tale movimento ha già ottenuto alcuni successi negli am- biti dell’educazione, della politica, della chiesa istitu- zionale e nelle comunità contadine. Oggi, proprio in quanto popolo nero, essi hanno co- minciato a organizzare il loro «esodo» verso la libera- zione integrale e sentono la necessità e reclamano il diritto di continuare a ripercorrere le proprie espe- rienze spirituali ed espressioni liturgiche, radicate nella tradizione religiosa e culturale delle proprie co- munità, cercando spazi di libertà per potersi espri- mere come cristiani afroamericani. Vengono così a galla le loro potenzialità, a volte messe a tacere ma mai eliminate, che lungo i secoli hanno permesso loro di sopravvivere e che oggi li stanno accompagnando lungo la via del Calvario verso la sicura risurrezione. È proprio la sua anima religiosa che permette al po- polo nero di avere una cosmovisione che lo rende ca- pace di dare significato alla realtà, di interpretare le esperienze personali e di gruppo in una prospettiva unitaria, di organizzare ciò che è frammentario e dargli dimensione globale. Il processo storico degli africani in Colombia, con tutte le sue contraddizioni, con la sua carica di morte e sofferenza, con le sue lotte e resistenze, ha configu- rato una cosmovisione in cui la manifestazione spiri- tuale è l’asse portante per comprendere la realtà. Gli afrocolombiani hanno sviluppato una visione glo- bale sull’essere umano, il mondo, Dio, gli spiriti e le energie che tutto pervade. © C A Vallejo © Municipio El Reten - 2010
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