Missioni Consolata - Luglio 2012
culcare la fede», come raccomanda la sfida lanciata dal Documento di Santo Domingo (1992), esige che le forme in cui essa viene espressa corrispondano alle forme di espressione della rispettiva cultura, evi- tando così che l’africano, per essere cristiano, debba diventare culturalmente bianco. Per il nero la tradizione è una legge molto più forte e rispettabile di tutti i documenti ecclesiali di riforma, apparsi dal Concilio Vaticano II ai nostri giorni. Non li critica, né li disprezza; semplicemente li ignora. Non contraddice ciò che i sacerdoti e le religiose cer- cano di comunicare loro: semplicemente scarta ciò che risulta estraneo alla sua tradizione. Celebrando il Natale e la Settimana Santa, con ogni probabilità i neri intendono celebrare l’uomo: la sua nascita, la sua vita, la sua morte. Cristo è l’immagine dell’uomo, e sono affascinati più dalla sua umanità che dalla sua divinità, più dalla sua morte che dalla sua risurrezione. DUE TIPI DI SINCRETISMO Anche nell’ambito religioso il processo fu molto si- mile a quello socio-culturale: tra le istruzioni impar- tite dal clero, mediante istituzioni come il catechismo domenicale, e il controllo repressivo delle autorità ci- vili e, posteriormente, del cosiddetto Santo Ufficio dell’Inquisizione, l’africano si vide sottoposto a una terribile pressione da parte dell’ambiente circo- stante, che influì sul suo credo religioso: di qui il na- scere di un pronunciato sincretismo, ancora pre- sente nella coscienza afroamericana. Tale sincreti- smo prosperò tanto in ambiente protestante che in quello cattolico, anche se in modo assai diverso. Nell’ambiente protestante il nero non veniva accet- tato come membro della Chiesa se non dopo un’istru- zione accurata e completa. In questo ambiente un’e- vangelizzazione approfondita portò alla scomparsa dell’elemento culturale africano. Lo schiavo reinter- pretò il messaggio biblico filtrandolo attraverso la sua mentalità e le sue esigenze, creando un suo pro- prio cristianesimo. In ambito cattolico, che si potrebbe definire più so- ciale che mistico, il nero invece capì molto presto che l’unica possibilità per ascendere nella scala sociale era quella di «formarsi un’anima di bianco». In que- sto ambiente, con un’evangelizzazione più superfi- ciale, si mantennero più facilmente le caratteristiche culturali originarie, che produssero quel sincretismo di stampo africano presente nella religiosità popo- lare cattolica afrocolombiana. Tra le sue varie forme, vale la pena menzionare la corrispondenza tra divinità africane e santi cattolici. In pratica, il nero riconosce che i santi cui rende culto sono la versione bianca delle sue divinità nere e MC GLI INVISIBILI © AFMC/B Svanera © AFMC/V Pellegrino
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