Missioni Consolata - Luglio 2012
IL CRISTO DAL VOLTO NERO DI V INCENZO P ELLEGRINO La Chiesa riconosce che ha il dovere di avvicinarsi agli americani di origine africana a partire dalla loro realtà culturale, considerando seriamente le ricchezze spirituali e umane di questa cultura che segnano il loro modo di celebrare il culto, il loro senso di gioia e di solidarietà, la loro lingua, le loro tradizioni ( Ecclesia in America 16). Si tratta, infatti, di accompagnare gli afrodiscendenti senza adottare metodi e schemi dal di fuori, ma par- tendo da loro e interagendo con loro. Ma per fare questo, prima di tutto, è necessario co- noscere il loro itinerario storico, la loro mentalità, cultura, tradizioni, religiosità e rispettive forme di espressione. ABBANDONATI AL «LIBERO» DESTINO Il 21 maggio 1851, il presidente José Hilario López firmò la legge che aboliva la schiavitù in Colombia: la popolazione nera del paese fu sffrancata, ma conti- nuò a essere un gruppo sociale povero, segregato, con istruzione precaria e poche possibilità di pro- gresso. Alla radice di tutto questo c’è proprio l’aboli- zione stessa della schiavitù, poiché in essa si inden- nizzò gli schiavizzatori e non gli schiavizzati. Già 40 anni prima, quando nel Nuovo Regno di Gra- nada incominciò la gestazione dell’emancipazione na- zionale dalla Corona spagnola, i venti del patriotti- smo non sfiorarono minimamente le popolazioni nere. A quei tempi, la società coloniale era costituita da quattro classi ben definite: al vertice della scala sociale c’erano i nobili, pochi spagnoli di alto rango; seguiva la casta dei proprietari terrieri, poco nume- rosa, ma potente e ricchissima; più in basso c’era la classe media, grigia e numerosa, composta da impie- gati amministrativi, funzionari secondari, scribac- chini pretenziosi, piccoli commercianti, sarti, osti, fabbri, muratori, bottegai, poliziotti, maestri, medi- castri, salassatori, macellai, sacrestani, calzolai, basso clero...; nell’infimo gradino c’erano la classe bassa, il popolino. Nel 1810, quando risuonarono i primi squilli di tromba della rivoluzione, l’unica classe che non vi partecipò fu quella più bassa, la super-sfruttata: in- dios, neri, meticci, mulatti e altri discendenti da me- scolanze razziali possibili solo ai tropici. A questa gente la rivoluzione non interessava. Loro compito era il lavoro da soma nelle gallerie delle mi- niere, nelle mefitiche piantagioni, la schiavitù do- mestica, zappa e finimenti di muli. Era il popolo schiacciato dall’oppressione. Continuava nel- l’anonimato, poiché era vuoto di ideali, ser- APPROCCIO PASTORALE AGLI AFRODISCENDENTI Q uando diciamo «pastorale afrodiscen- denti» non intendiamo discriminare né santificare tale pastorale, come se essa fosse l’unico approccio possibile alla cura religiosa della popolazione nera. Si vuole semplicemente affermare che è possibile costituire, alla luce della parola di Dio, comunità ec- clesiali dal volto propriamente afro, secondo la loro organizzazione sociale, le loro caratteristiche cultu- rali, il loro senso di identità e di libertà.
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