Missioni Consolata - Luglio 2012

contesti dove arrivò in condizione di schiavitù. Come in Egitto giunsero le fami- glie di Giacobbe, in America La- tina arrivarono le etnie afri- cane: carabalì, lucumì, man- dinga, ocorò, possùs, mina, arbo- leda, quiñones, mosquera ecc. Mentre gli israeliti scesero in Egitto spinti da carestie e accolti dal fratello Giuseppe, gli africani furono rapiti, strappati dalle proprie case, por- tati con la forza in Colombia per mai più ri- tornare alle loro terre; a poco a poco si moltipli- carono, come gli israeliti in Egitto. Gli spagnoli li co- strinsero a costruire Cartagena, Barranquilla, Santa Marta, Canal del Dique... come i caposquadra egi- ziani sottomisero gli israeliti ai lavori forzati per co- struire le città di Pitom e Ramses. Ma più venivano maltrattati più aumentavano, gli africani come gli israeliti (Es 1,11-12). Stando alle statistiche ufficiali più recenti, su una po- polazione di 590 milioni di abitanti, in America La- tina e Caraibi gli afrodiscendenti sono oltre 150 mi- lioni, con le seguenti percentuali di popolazione na- zionale: Bahamas 69%, Belice 40,5%, Bolivia 1,6%, Brasile 28,3%, Colombia 16,3%, Costa Rica 1,5%, Cuba 54,7%, Ecuador 8,7%, Guiana 43,7%, Haiti 74,7%, Hon- duras 4%, Jamaica 88,5%, Messico 0,5%, Nicaragua 10,2%, Panama 59,9%, Paraguai 2,7%, Perù 8%, Re- pubblica Dominicana 68,3%, Suriname 33,4%, Trini- dad y Tobago 39%, Uruguay 4,9%, Venezuela 8%. O ggi, dopo cinque secoli, molti uomini e donne stanno ancora rimarginando le ferite riportate nello sradicamento dalle loro terre, riduzione in schiavitù, violenze subite, assassini dei loro cari... Per capire e vivere pienamente le proposte dell’Anno internazionale degli afrodiscendenti è fondamentale riprendere il tema della tratta degli schiavi. La memoria storica è il primo tema da trattare, prima di affrontare quello dei diritti. L’Esodo viene prima del Genesi (anche se questo è il primo libro nel canone della Bibbia), per la semplice ragione che Israele non sarebbe mai stato interessato al messag- gio del primo libro della Bibbia se Dio non l’avesse ri- scattato dalla schiavitù d’Egitto e non l’avesse legato a sé con un patto di alleanza. La stessa cosa vale per gli afrodiscendenti: non servirebbe a nulla ritenerci figli di Dio se non riusciamo a percepire la mano di Dio negli avvenimenti storici accaduti, per quanto tragici e dolorosi possano essere stati. Venanzio Munyiri Mwangi OSSIER PREMESSA 36 MC LUGLIO 2012 I l libro dell’Esodo inizia così: «Questi sono i nomi dei figli d’Israele entrati in Egitto, in- sieme a Giacobbe, ognuno con la sua famiglia: Ruben, Simeone, Levi e Giuda, Is- sacar, Zabulon e Beniamino, Dan e Neftali, Gad e Aser». Il libro sa- cro narra una storia che si ripete, in un diverso contesto, in quella del popolo afroamericano: una storia di fede, inserita in una ma- nifestazione permanente di Dio in mezzo a un popolo che, attraverso alterne e dolorose vicende, è ri- uscito non solo a sopravvivere, bensì a raggiungere anche la tanto sospirata dignità di figli di Dio. L’Assemblea generale delle Na- zioni Unite ha dedicato loro l’in- tero 2011, dichiarato «Anno inter- nazionale degli afrodiscendenti», con l’obiettivo di «rafforzare le azioni nazionali e la cooperazione regionale e internazionale a benefi- cio delle persone di discendenza africana, in rela- zione al loro pieno godimento dei propri diritti eco- nomici, culturali, sociali, civili e politici, la loro parte- cipazione e integrazione in tutti gli ambiti della vita sociale e perché sia promossa una maggiore cono- scenza e rispetto per la loro diversità ed eredità cul- turale». Durante l’anno si sono svolti seminari, congressi, conferenze, inchieste, festival, dichiarazioni, manife- stazioni religiose e culturali... Tutto ciò ha certa- mente giovato a queste popolazioni, ma è ancora ben lontano da offrire loro opportunità concrete per emergere da quella invisibilità giuridica che per se- coli li ha tenuti emarginati. Nella diocesi di Cali, tutti gli agenti di pastorale sono stati invitati non solo a partecipare alle varie inizia- tive promosse durante l’anno, ma soprattutto a svi- luppare una riflessione evangelizzatrice che per- metta sia agli afrodiscendenti che al resto della popo- lazione diocesana di leggere la storia afro in Colom- bia con una visione di fede. Bisogna rendersi conto che anche gli afrodiscendenti hanno un cammino di fede da offrire al resto dell’umanità. Solo da una pro- spettiva di fede possiamo raccontare con orgoglio «l’esodo afro», scoprendo la mano di Dio nella soffe- renza, nelle ingiustizie e altre avversità che avreb- bero potuto segnare la fine di tutta una popolazione, la quale invece continua a crescere forte negli stessi UNA STORIA «SACRA»

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