Missioni Consolata - Luglio 2012
BRASILE infatti, fortissimo, e motivato dalla diffusione delle attività so- pracitate, in cui diversi nostri compatrioti si sono distinti parti- colarmente. PARADISO PER CHI? Fortaleza (Cearà), marzo 2012. Entriamo in un internet-caffè in una via a ridosso del lungomare, e ci sediamo nel dehors all’a- perto. Ordiniamo dell'acqua di cocco e approfittiamo per chie- dere, in portoghese, al proprieta- rio come mai tutti i clienti, seduti a fumare e a bere caffè, parlino in italiano. Ci risponde che sono no- stri connazionali - lui compreso - che lavorano in Brasile o che tra- scorrono qui le vacanze. «Questo Paese è il paradiso per noi - dice convinto -. Non tornerei più in Ita- lia, per nessuna ragione. Qui ho trovato la mia fonte di guadagno e di vita». Ci guardiamo intorno: il locale è sgarrupato , fatiscente, con sedie e tavoli di plastica, sporchi, quat- tro o cinque computer vecchio modello, un bancone sovraffol- lato di cianfrusaglie e un cesso degno di questo nome... Possi- bile, ci chiediamo, che abbia tro- vato «l'America», con questo po- staccio e vendendo connessioni internet lente, caffè, sigarette e acqua di cocco? Mentre ci frullano in testa diverse domande che non osiamo rivol- gergli, lui ci risponde da solo: in- termedia l'affitto (a prezzi strato- sferici, scopriremo dopo) di ap- partamenti per le vacanze - va- canze di tutti i tipi - per italiani che approdano in queste zone del Brasile, depresse, sporche ma dalle bellissime spiagge e con giovani donne povere e travestiti che si vendono in mezzo alla strada. Da lì a poco, a fornirci ulteriori ri- sposte, arriva un gruppetto di no- stri compatrioti accompagnato da un paio di rumorose ragazze lo- cali, che salutano affabilmente il nostro ristoratore. Non ci vuole molto a capire come Piero (nome di fantasia) abbia trovato il paradiso in Brasile. E come non sia il solo italiano ad essersi sistemato economica- mente in questo modo, lo scopri- remo nei giorni successivi, en- trando in altri bar, ristoranti e in- ternet-caffè, e osservando il traf- fico umano che vi si articola di giorno e di sera tardi davanti e al- l'interno. Visitando altre zone della capitale dello Stato del Cearà, con minore presenza di italiani, e parlando con la gente, ci rendiamo conto di quanto siano disprezzati, se non addirittura odiati, i nostri conna- zionali che hanno fatto delle va- canze a scopo sessuale, o dello sfruttamento stesso della prosti- tuzione, il leit motif della loro vita. Ne arrivano a frotte, ancora adesso, nonostante i provvedi- menti punitivi anche esemplari (nei casi di sfruttamento di mino- renni), introdotti dalle autorità brasiliane. Semplicemente, si sono fatti più furbi... e spesso mascherano le loro avventure con lo sport - il surf va per la mag- giore in spiagge da sogno o in al- tri paradisi naturali, così come il nuoto o le escursioni -, il busi- ness , i «fidanzamenti via inter- net». ITALIANI, BRUTTA GENTE Il quartiere degli italiani a Forta- leza si chiama Praia de Iracema: è un borgo degradato che l’am- ministrazione municipale sta ri- strutturando, cercando di man- dare via i nostri connazionali. Gli italiani residenti nella città sono circa 20mila, ma altrettanti vivono in clandestinità. La maggioranza è arrivata lì alla ricerca di sesso a buon mercato. Altri sono coinvolti nel giro della prostituzione, dello spaccio e de- gli affari loschi. La nostra padrona di casa ci spiega che «forse tra gli italiani ci saranno anche persone oneste, ma non è questa l’esperienza che ci siamo fatti qua, con loro. Ab- biamo incontrato solo gente terri- bile. Possiamo pensare, certo, che costoro appartengano alla fa- scia sociale più degradata del vo- stro Paese, ma qui essi rappre- sentano tutti voi, e lo fanno nel peggiore dei modi. Noi li evitiamo in tutte le maniere non vogliamo avere nulla a che fare con loro e con i loro traffici». In un bar italiano sulla spiaggia e meta di nostri connazionali, ap- prendiamo che i proprietari e gli avventori residenti in città da tempo si ingegnano, con molta fantasia e astuzia, a frodare i nuovi arrivati in cerca di sistema- zione abitativa, lavoro o, molto spesso, di sesso a pagamento. Questi confidano sul fatto che il locale è gestito e fre- quentato da italiani, che certamente offriranno aiuto e appoggio. In- vece si ritrovano in- gannati: vengono pro- STOP SEXUAL TOURISM
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