Missioni Consolata - Luglio 2012

Che cosa hai provato tornando in Tanzania? Cosa ti ha sor- preso di più? Risiedo in Tanzania da 15 mesi: troppo poco per esprimere giu- dizi e fare bilanci. Pertanto le mie considerazioni sono impres- sioni. Quanto scrivo oggi, do- mani potrebbe essere diverso, senza escludere che possa aver preso qualche grosso granchio... Sono ritornato in Tanzania dopo 35 anni di assenza. Lasciai il paese nel 1976 e vi rimisi piede nel 2011. La mia prima presenza durò dal 1973 al 1976. Sapevo che il reinserimento in Tanzania sarebbe stato com- plesso. Così è stato e così è: a cominciare dalla lingua swahili , che si è arricchita di tanti e nuovi vocaboli. Fra questi, changamoto (sfida). Per me tutto è « changa- moto » a 360 gradi, perché il tan- zaniano pensa, parla e agisce a «modo suo», in modo... sorpren- dente. La prima sorpresa sono proprio i tanzaniani, oggi circa 44 milioni, mentre nel 1976 erano 14 mi- lioni. Con loro ho la possibilità di «rinascere», passando però at- traverso «le doglie del parto» dell’incontro-scontro culturale. Sorprendente è il numero dei loro giornali quotidiani. Negli TANZANIA A CURA DI ROMINA REMIGIO INTERVISTA A PADRE FRANCESCO BERNARDI A OGNUNO LA SUA SFIDA A distanza di 35 anni, padre Francesco Ber- nardi è tornato in Tan- zania un anno e mezzo fa; dopo una breve esperienza pastorale è stato chiamato a lavo- rare nel Centro di Ani- mazione missionaria di Bunju (Dar Es Salaam) e a dirigere la rivista in swahili Enendeni (An- date), un lavoro in cui è maestro e in una posi- zione privilegiata per osservare le sfide della società e della chiesa in Tanzania. 20 MC LUGLIO 2012 © AFMC/F Bernardi - 2012

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