Missioni Consolata - Luglio 2012

liano per la costruzione di alcune abitazioni su un nostro terreno, e dopo ce ne sono voluti altri quat- tro per ottenerne l’abitabilità. Qui anche un santo può perdere la pazienza, ma questo non ci scoraggia. Anche se la mia può sembrare superbia, posso dire che se qui sono passati gli im- peri, i frati sono rimasti. Io sono qui da 41 anni e ho conosciuto sei guerre e due intifade». È immaginabile la Terra Santa senza cristiani? «Nel 1967 i cristiani a Betlemme erano il 70% della popolazione, oggi non sono che il 12%. Que- sto vuol dire che se non cam- biamo qualcosa la Terra Santa rimarrà senza cristiani. È un’e- ventualità molto triste, sarebbe un disastro. Paolo VI ci ha ricor- dato che se sparissero i cri- stiani, i luoghi santi diventereb- bero musei. I musulmani hanno appoggi po- litici ed economici, che vengono dagli altri paesi arabi. Gli ebrei hanno l’appoggio politico del go- verno, senza dimenticare che Israele è lo Stato ebraico, uno Stato confessionale. Mentre noi cristiani non siamo sostenuti che dalle nostre comunità. Le nazioni cattoliche, come l’Italia o la Spagna, non ci aiutano, bensì sostengono i governi israeliano e palestinese. In particolare l’Europa aiuta i palestinesi, ma le istituzioni di Ramllah sono quasi tutte in mano a musul- mani. I cristiani in questa terra sono arabi, parlano arabo, ma non sono musulmani, e questo agli occhi di alcuni li fa sem- brare traditori, perché rompe l’unità del popolo palestinese». Nonostante questi dati allar- manti, in Israele non ci sono persecuzioni nei confronti dei cristiani come invece avviene in Egitto. «Peggio ancora dell’Egitto c’è stato l’Iraq, dal quale, si calcola, sono scappati 1,5 milioni di cri- stiani. Qui in Palestina dal 1948 sono 350mila i cristiani che sono scappati altrove. Non c’è mai stata persecuzione nel senso ra- dicale del termine. Sono in atto, però, molte persecuzioni “buro- cratiche” e complicazioni econo- miche. Dopo il 2000 la seconda Intifada portò un periodo di grave crisi: per 5 anni non si è visto un pelle- grino. A Betlemme, dove il turi- smo è la prima fonte di occupa- zione, i palestinesi hanno sof- ferto una forte recessione, con tassi di disoccupazione superiori al 60%. Per questi la soluzione era venire in Israele per lavo- rare, ma il muro ha toccato an- cora più profondamente la co- munità locale. Se prima della co- struzione del muro si poteva cir- colare con facilità, ora i per- messi sono difficili da ottenere e possono essere revocati in qual- siasi momento. La scelta di la- sciare questa terra è stata obbli- gata per molti cristiani». 18 MC LUGLIO 2012 TERRA SANTA # A fianco : la moschea di Omar, a Gerusalemme. # Sotto : preghiera di fedeli ebrei al muro del pianto. # A destra : venditori di pane arabi a Gerusalemme e una libreria ebraica. © Benedetto Bellesi

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