Missioni Consolata - Giugno 2012
L’ uccisione di Osama bin Laden il 2 maggio 2011 da parte di uomini dei re- parti speciali statunitensi nella città-guarnigione di Rawal- pindi aveva le potenzialità di chiu- dere un periodo in sé difficile e controverso nei rapporti tra Usa (e Occidente) e Pakistan. Invece, sia quell'episodio, sia la succes- siva evoluzione della situazione internazionale e interna dovevano mostrare che la fine di Bin Laden apriva un capitolo contrastato e sanguinoso, rischiando di allar- 8 MC GIUGNO 2012 di fare della sua morte un ri- schioso «cult», ma non ha chiuso del tutto sospetti, macchinazioni e teorie attorno alle ultime fasi della sua vicenda terrena, incluso il suo ruolo reale in Al Qaeda e nella galassia jihadista sparsa dal Marocco all'Indonesia. Non sarebbe servito, altrimenti, ra- dere al suolo, nel febbraio 2012, la casa dove aveva vissuto per anni prima dell'uccisione, in un'area fortemente controllata dai servizi di sicurezza del paese. Memoria quindi scomoda anche gare ancora di più il fossato ideo- logico, strategico e di interessi tra Pakistan e Occidente, identificato soprattutto con la sua mano ar- mata: la missione Nato in Afgha- nistan denominata Isaf ( Interna- tional Security Assistance ). OSAMA E TALEBANI, FANTASMI ONNIPRESENTI Il funerale di Osama, tenutosi po- che ore dopo la sua fine in un'a- rea del Mare d'Oman, al largo delle coste pachistane, ha tolto ogni possibilità ai suoi estimatori TESTO DI STEFANO VECCHIA FOTO DI PAOLO MOIOLA PAKISTAN FEUDALE, ISLAMICO, ATOMICO UN PAESE COMPLESSO E DISEGUALE Militari, servizi segreti e oligarchia economica dominano su una popo- lazione impoverita. L’Islam, la religione della Costituzione, è usato come arma per combattere i nemici e opprimere le minoranze. Su tutto ciò s’inserisce una deriva integralista di matrice qaedista e talebana.
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