Missioni Consolata - Giugno 2012
Bibbia on the road di AntonioMagnante Dio, educatore fedele Si entusiasma, ma solo per un momento. Dio ne è cosciente, ma non si ar- rende e ancora una volta prende l’iniziativa. Nella prima alleanza Dio aveva scritto le sue istruzioni su pietra (Es 31,18; 34,28-29; Dt 4,13; 5,22) o in un libro (Es 24,7). Ora compie un lavoro da vero ce- sellatore, e intagliare la sua istru- zione (Torah) direttamente sul cuore dei figli di Israele. Il cuore nella Bibbia è la sede della mente e della volontà. Solo dalla pro- fondità della persona può nascere la decisione di seguire le vie indi- cate da Dio. Dio quindi decide di stabilire una nuova alleanza: ora Israele non può più accampare scuse perché l’insegnamento sca- turisce dal suo cuore. Israele sperimenta in profondità il senso reciproco di appartenenza, secondo la formula classica del- l’alleanza «Io diventerò il loro Dio pena prima della ratifica della grande alleanza del Sinai, ri- volto a Israele, Dio aveva di- chiarato: «Voi sarete il mio pos- sesso tra tutti i popoli». Israele aveva l’opportunità di diventare «esclusiva proprietà» di Dio. La mancanza di obbedienza di Israele tradisce una crisi di fede, che Geremia capisce molto bene domandandosi: «Può forse un Etiope cambiare la sua pelle, o un leopardo la sua picchietta- tura? Allo stesso modo potrete voi fare bene, anche voi abituati a fare il male?» (Ger 13,23). Spesso Geremia ritorna sul tema dell’istruzione impartita da Dio al popolo. Rivolto a Gerusalemme, egli la esorta: «Lasciati ammae- strare, o Gerusalemme» (Ger 6,8), abbandonandosi poi a una constatazione sconsolata: «Si sono fatta una faccia più dura della pietra, e non vogliono con- vertirsi» (Ger 5,3). Nonostante l’amore di Dio e la sua pazienza, Israele non riesce a formulare nient’altro che un pio desiderio: «Tu mi hai castigato, e io ho subìto la correzione come un gio- venco non domato. Fammi ritor- nare e io ritornerò, perché tu sei il mio Dio» (Ger 3,18). Israele ri- mane un giovenco non domato e recalcitra al pungolo dei profeti. I l compito dell’educatore è universalmente riconosciuto come un’impresa difficile, che richiede insieme pazienza e amore. È un’opera indirizzata all’intelligenza e alla volontà di colui che viene educato, spesso condizionate da fattori sociolo- gici e caratteriali. Se per gli edu- catori questo compito è duro e fallimentare, verrebbe da pen- sare che per Dio, invece, l’im- presa risulti facile. Non è così. Con Israele Yahweh stabilisce un’alleanza di amore (cf. Es 4,22), operando segni e meravi- glie. Lo libera dalla schiavitù d’Egitto «con mano potente e braccio teso», gli fa attraversare il mare delle canne, e per tutto il tempo di pellegrinaggio nel de- serto si rivela come un padre provvidente facendo scaturire l’acqua dalla roccia, nutrendolo con manna e quaglie. È interes- sante notare come questa sua premura si scontri con la dura cervice del popolo. Sin dal tempo di Mosè Israele ha mani- festato una serie di infedeltà. Eppure Dio gli aveva offerto la sua Torah, che letteralmente si- gnifica «istruzione» (cf. Es 120,1) con cui indicava i sentieri da se- guire. Ma Israele si rifiuta di ob- bedire (cf. Osea 2,16-20). Ap- La storia della salvezza è caratterizzata da amore sovrabbondante e rifiuti, alleanze e abbandoni. Il popolo eletto sfugge, si ribella, s’intestardisce. Ma Dio cerca con fedeltà le sue creature, conosce il loro cuore, e lì pone la sua alleanza. 78 amico GIUGNO 2012 da templeisraelvaldosta org
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