Missioni Consolata - Giugno 2012
fessione – iniziarono a sostenere a distanza dodici bambini appar- tenenti ai programmi delle quat- tro ong e si recarono poi nei paesi di residenza dei bambini per verificare di persona i bene- fici ricevuti dai piccoli. Accanto a risultati positivi e dimostrazioni di effettiva trasparenza, i giorna- listi scoprirono anche una serie di gravi distrazioni di fondi: in un feroce articolo dal titolo Instan- cabili campagne di false pro- messe ( Relentless campaigns of hollow promises ), i reporter do- cumentarono episodi nei quali le organizzazioni avevano accettato migliaia di dollari per bambini che erano morti da anni, in alcuni casi anche scrivendo a nome dei piccoli lettere false, o avevano usato il denaro destinato ai bam- bini per acquistare computer o pagare lezioni di ballo o, ancora, avevano negato i farmaci antima- larici ai bambini nel programma di sostegno con la scusa che for- nire assistenza sanitaria avrebbe creato dipendenza nei benefi- ciari. Lo scandalo che ne seguì contribuì certamente a spingere il mondo delle organizzazioni at- tive nel SaD a dotarsi di criteri, linee guida e principi che regola- mentassero in maniera rigorosa la gestione dei fondi e i meccani- smi di rendicontazione nei con- fronti del donatore. le Missioni Estere (Pime), che ha avviato le prime iniziative nel 1969. Da allora questa forma di solidarietà ha cominciato a diffondersi fino all’impennata de- gli anni Novanta, in cui si è assi- stito a un vero e proprio boom . Molte organizzazioni (fra le quali anche MCO) hanno a quel punto avvertito l’esigenza di dotarsi di strutture e personale adeguati per gestire quella che stava di- ventando una mole enorme di materiale e informazioni da tra- smettere ai donatori perché que- sti continuassero ad avere la cer- tezza della massima trasparenza nell’utilizzo dei fondi. Tuttavia, con l’istituzionalizzazione e l’af- fermazione, specialmente all’e- stero, di vere e proprie multina- zionali dell’adozione, hanno co- minciato a sorgere i primi casi di mala gestione dei fondi. Una bordata al mondo delle ado- zioni a distanza arrivò, nel 1998, dai risultati di un’inchiesta di tre anni condotta da alcuni giornali- sti del Chicago Tribune . Dopo aver constatato le dimensioni che il fenomeno stava assu- mendo negli Stati Uniti (fra il 1992 e il 1996 gli americani ave- vano donato più di 850 milioni di dollari solo alle quattro più grandi organizzazioni statuni- tensi), i reporter del Chicago Tri- bune – senza rivelare la loro pro- L’oggi: nuove consapevolezze Questa maggior tensione verso la trasparenza non ha purtroppo impedito che si ripetessero epi- sodi di utilizzo improprio dei fondi SaD, anche da parte di or- ganizzazioni italiane, ma ha cer- tamente contribuito a creare una maggior consapevolezza nel do- natore di quelli che sono i mezzi a sua disposizione per verificare il buon operato dell’ente al quale ha scelto di destinare i fondi. Di più: la riflessione scaturita da- gli scandali ha portato il mondo della cooperazione a confrontarsi con una serie di pro e contro delle adozioni a distanza. Un documento del DfID (il dipar- timento per lo sviluppo interna- zionale britannico) riassume in modo molto efficace questi pro e contro. Da un lato, si legge nel documento, il SaD ha dalla sua una serie di grandi vantaggi: Cooperando… 62 MC GIUGNO 2012 # Qui sotto: foto storica dei primi bam- bini della Familia ya Ufariji, Nairobi. Alcuni di essi, in questo 2012, hanno cominciato a frequentare l’università. # A destra: da «La Consolata», gennaio 1910. La didascalia diceva: «Bambino trovato nella selva accanto alla ma- dre già mezza divorata dalla iena». © A. Riboli, 1998
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