Missioni Consolata - Giugno 2012

58 MC GIUGNO 2012 che esigono di agire di loro inizia- tiva, esercitando la propria re- sponsabilità personale» sono no- tevolmente aumentati, «mossi dalla coscienza del dovere e non pressati da misure coercitive». Tale esigenza di libertà «riguarda soprattutto i valori dello spirito e in primo luogo il libero esercizio della religione nella società» (n. 1). «Il contenuto di tale libertà è che gli uomini devono essere im- muni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi so- ciali e di qualsiasi potere umano, così che in materia religiosa nes- suno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente e pubblicamente, in forma indivi- duale o associata». Inoltre il Con- cilio dichiarava che «il diritto alla libertà religiosa si fonda real- mente sulla stessa dignità della persona umana quale l’hanno fatta conoscere la parola di Dio rivelata e la stessa ragione» (n. 2). Lungo la storia della Chiesa non c’era mai stata una presa di posizione così netta sulla libertà religiosa come appunto quella della Dignitatis Humanae . GLI INCONTRI DI ASSISI A questi principi si sono ispirati sia Paolo VI, sia Giovanni Paolo II nell’esercizio del loro pontificato. Ad Assisi, luogo d’incontro e di dialogo tra culture e religioni, nel 1986 Giovanni Paolo II convocò la prima giornata di preghiera per la pace, alla quale furono invitati i lo purifica da quei processi incon- sci che lo inducono alla religione. Per la Chiesa del tempo questi modi di intendere la libertà sono stati degli scossoni, che hanno stimolato nuovi studi e approfon- dimenti. Se ne è reso conto il Concilio Vaticano II, che nella co- stituzione Gaudium et Spes ha ri- conosciuto come «a ragione i no- stri contemporanei tanto tengono e ardentemente cercano» la li- bertà (n. 17) da anelare «a una vita interamente libera, degna dell’uomo» (n. 10). Il Concilio ha però anche ammesso che molti aspirano a «una vera e propria li- berazione dell’umanità dai soli sforzi umani» (n. 10), secondo processi laici e secolari di libera- zione, senza alcun riferimento alla fede cristiana e a volte in aperta contestazione ad essa. La Chiesa, portatrice dell’annun- cio liberatore di Cristo, non sem- pre, lungo la sua storia ha favo- rito il cammino dell’umanità verso forme ampie e condivise di libertà. Essa si è trovata a ostaco- lare quei movimenti religiosi e culturali che a partire dai secoli centrali del medioevo persegui- vano nuove mete di libertà, lon- tane dalle sue strutture religiose. In questi ultimi secoli non solo si è opposta all’illuminismo antireli- gioso, al marxismo ateo e ad altri orientamenti culturali moderni, ma ha anche contrastato le con- quiste di libertà che essi hanno attuato nella società e negli indi- vidui, creando gravi problemi di coscienza in molti cristiani. Questa tendenza è stata ufficial- mente rotta dal Vaticano II, ma le premesse risalgono molto indie- tro nel tempo. L’atteggiamento di opposizione dei cristiani ai pro- cessi laici di liberazione del- l’uomo era infatti venuto progres- sivamente attenuandosi, fino alla «Dichiarazione sulla libertà reli- giosa» della Dignitatis Humanae , emanata il 7 dicembre 1965 da Paolo VI unitamente ai Padri con- ciliari. Pur avendo avuto una larga risonanza positiva nell’opi- nione pubblica, la Dichiarazione fu contestata all’interno stesso del Concilio da alcuni padri conci- liari come pericolosa per la fede cristiana. La Dichiarazione conciliare, nel proemio, è esplicita nel ricono- scere che il numero «di coloro rappresentanti delle principali re- ligioni del mondo, dimostrando in tal modo come poteva essere concretamente vissuta e attuata la libertà religiosa, attraverso cioè il dialogo tra le religioni e la preghiera. L’iniziativa del papa suscitò grande scalpore, e non mancarono coloro che denuncia- rono il rischio che l’incontro di Assisi trasmettesse un messag- gio per cui tutte le religioni sono più o meno buone e lodevoli, e che perciò suscitasse scandalo tra i fedeli, perché poteva impli- care errori come l’indifferenti- smo, l’agnosticismo e il sincreti- smo religioso. Ma anche di fronte a tali conte- stazioni Giovanni Paolo II non de- sistette dal suo impegno aposto- lico di convocare ad Assisi una seconda giornata interreligiosa per la pace il 24 gennaio 2002. In continuità con quest’ultimo e a vent’anni da quello del 1986, se ne è tenuto un altro il 4-5 settem- bre 2006, promosso dalla Comu- nità di Sant’Egidio. «Ripetere As- sisi – ha ricordato durante l’in- contro mons. Vincenzo Paglia, ve- scovo di Terni-Narni-Amelia – vuol dire irrobustire e affinare l’arte dell’incontro, che richiede pazienza e audacia», e «rende possibile la convivenza anche nella diversità» contro ogni fana- tismo e fondamentalismo reli- giosi. Per il card. Paul Poupard, allora presidente del Pontificio Consi- glio per il dialogo interreligioso, presente all’incontro, «tre sono le LIBERTÀ RELIGIOSA

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