Missioni Consolata - Giugno 2012
Nondimeno, fermi nell’idea di ten- tare l’impresa, si fecero molte prati- che per aver informazioni, appoggi e difesa a tale intento: pratiche as- sai lunghe e laboriose e che non furono scevre di penose delusioni. Gravi ragioni militavano invece a favore del secondo progetto, per cui già si propendeva ad adottarlo, quando sopravvennero difficoltà politiche, che sarebbe troppo lungo enumerare,ma che assoluta- mente obbligarono a questa scelta. Fra le regioni poi che presentavano maggiore convenienza per un fu- turo avanzamento verso i Galla, la più indicata era il Kikùju, a sud- ovest del monte Kenia,massime perché facilmente accessibile me- diante la nuova ferrovia dell’U- ganda, aperta soltanto nello scorso marzo, e perché località sana e di belle speranze, come si vedrà dalla descrizione che ne faremo in se- guito. I necessari accordi col Rev.moVi- carioApostolico di Zanzibar,Mons. Allgeyer, dal quale dipende il Kikùju, furono facilitati assai dall’o- pera intelligente e delicata del R(egio).Console italiano a Zanzi- bar, cav.Giulio Pestalozza, al quale ripetiamo qui l’espressione della nostra profonda riconoscenza, ed auguriamo e preghiamo dalla Con- solata degno compenso di celesti benedizioni. Pei buoni uffici di questo egregio funzionario, S. E. Mons.Allgeyer fu così ben disposto verso i nostri missionari, che non solo acconsentì loro di stabilirsi nel Kikùju,ma, come diremo in- nanzi, volle con grave suo disagio, accompagnarli egli stesso fino al posto della loro prima missione, istruendoli su quanto potesse gio- vare per la buona riuscita dell’o- pera. La carità apostolica e la solle- citudine paterna, dimostrate verso i nostri da questo piissimo e ze- lanteVícarioApostolico, sono supe- riori ad ogni elogio, e noi segna- liamo il venerando Prelato all’am- mirazione ed alla riconoscenza dei divoti della Consolata, acciò lo so- stengano colle loro orazioni per la prosperità della sua persona e la riuscita delle sue opere apostoli- che. Fissata per tal modo la località ove iniziare l’impresa, si dispose per l’immediata partenza dei missio- nari, la quale per suggerimento dello stesso Monsignore doveva es- ser limitata a pochi individui, stante le difficoltà d’un primo im- pianto in luoghi quasi sconosciuti e non per anco aperti alla civiltà. Pertanto l’8 maggio, benedetti dal nostro veneratoArcivescovo, il Car- dinale Richelmy, partivano daTo- rino i primi missionari della Conso- lata, in numero di quattro: due sa- cerdoti,D(on).Tommaso Gays da Rivara eTeol(ogo). Filippo Perlo da Caramagna, e due confratelli seco- lari, Lusso Celeste e Falda Luigi, en- trambi torinesi. Imbarcatisi il 10 maggio a Marsi- glia, arrivarono il 28 dello stesso mese a Zanzibar città capoluogo d’un’isola dello stesso nome nel- l’Oceano Indiano. La traversata fu felicissima grazie alla protezione della SS.Vergine Consolatrice, so- pra di essi invocata da tante anime buone, le quali vivamente s’interes- sano alla riuscita di un’opera di tanta gloria a Dio.Tralasciamo di parlare di questa prima parte del viaggio e seguiamo senz’altro i no- stri missionari da Zanzibar al luogo di loro destinazione. Lo faremo stralciando dalle interessanti let- tere scritte nelle varie tappe del viaggio dal predettoTeol. Perlo.». I l testo che vi abbiamo ripro- posto, usando un carattere ti- pografico simile a quello ori- ginale, è l’editoriale de «La Consolata» n. 9/1902, pp. 131- 132, probabilmente scritto dal canonico Giacomo Camisassa, allora il direttore del «periodico» ( così era definita la piccola rivi- sta pubblicata dal santuario della Consolata di Torino, madre di questa nostra pubblicazione ). Narra l’inizio di una incredibile avventura missionaria dalla quale sono risultati frutti mira- colosi e inaspettati nel giro di un solo secolo. P. Candido Bona, professore di Storia della Chiesa per generazioni di missionari, il card. John Njue di Nairobi e il nunzio apostolico del Kenya, mons. Alain Lebeaupin, sono convinti che il più grande mira- colo fatto dall’Allamano fu pro- prio la nascita e lo sviluppo nel Kenya centrale di una Chiesa lo- cale fiorente e missionaria. «Mai nella storia della Chiesa - ebbe a dire p. Bona - si è assistito ad uno sviluppo così grande in un periodo così breve». Comincia- rono in quattro, ora sono milioni. ITALIA 52 MC GIUGNO 2012 # S plendida e nitidissima foto dei «primi 4» di fronte alla catte- drale di Zanzibar. Da sinistra: fr. L. Falda, p. T. Gays, mons. Allgeyer (vicario apostolico di Zanzibar e tutto il territorio che diventerà poi il Kenya di oggi), p. Lutz, su- periore degli Holy Ghost Fathers (francesi, che avevano allora il «monopolio» e mandato missio- nario su quel territorio), p. F. Perlo (ancora senza la sua fa- mosa barba), fr. Celeste Lusso e tre bambini allievi della missione. La cattedrale «è un grandioso edifizio di stile romanico e fu fabbricata quasi unicamente da operai italiani. Due magnifiche colonne del nostro marmo verde di Polcevera fiancheggiano la porta principale», scrive F. Perlo nella sua relazione.
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