Missioni Consolata - Giugno 2012
nonostante sia terminata l’esperienza propriamente detta. «Con i vicini di casa, con i propri figli, i pa- renti, gli amici, sul lavoro o nell’associazione per cui fai volontariato: ovunque puoi portare avanti la tua missione», argomenta Chiara Perego, che nel 2004 è stata anche lei a Santiago del Cile e oggi è tornata nella sua Brianza, dove si occupa sia di economia so- lidale che di musicoterapia. Prima con i Caschi bian- chi del suo scaglione, poi con altre persone che si sono man mano unite negli anni, essa ha fondato nel 2006 l’associazione Paciamoci onlus, per promuo- vere la risoluzione nonviolenta dei conflitti interper- sonali, a scuola come in altri ambiti quotidiani. «Ab- biamo scoperto che anche in Italia c’è molto bisogno di mediare fra le parti in conflitto, a volte da un sem- plice torto subito si generano catene di violenza che durano anni e possono non venire mai superate», ag- giunge Perego. C’è di più: dal 2011, almeno un centinaio di Caschi bianchi partiti con la Papa Giovanni XXIII ha deciso di tornare a fare gruppo, creando il movimento della «Ricostituente»: ogni 2 giugno, in occasione della Fe- sta della Repubblica, si trovano per un momento di formazione, confronto e azione diretta nonviolenta, e nel resto dell’anno cercano di agire in gruppi locali. «Il presupposto è che si rimane caschi bianchi a vita - conclude Bianchi -; di certo i ritmi frenetici della nostra vita in Italia non aiutano, ma paradossal- mente la vera sfida è di portare avanti gli ideali con cui operavi all’estero proprio qui in Italia». 42 MC GIUGNO 2012 ... E RITORNO Peccato che, più velocemente di quel che ci si aspetti, i 12 mesi del servizio finiscano; giusto il tempo di abi- tuarsi alla nuova vita, ed è già ora di passare il testi- mone al casco bianco che verrà dopo di te: si è utili, ma non indispensabili. A un certo punto, quindi, si devono fare i conti con il ritorno in Italia. E qui inizia il bello: «A volte è più dura della partenza, sei cambiato, devi rifarti una vita», aggiunge ancora Pinnisi. Lui, dopo alcuni ri- torni in Cile («perché le amicizie rimangono, ma vanno coltivate») ha oggi trovato impiego nel sinda- cato della Cgil, oltre a dedicarsi al volontariato in parrocchia e per Cascina G, progetto di un prete no- varese per la promozione dell’impegno giovanile. Bianchi, invece, si occupa di progettazione per Banca Etica. Sono due esempi delle molteplici strade che prendono gli ex volontari di Scn all’estero, una volta superato lo spaesamento iniziale del rientro. C’è chi, fra gli altri, è diventato giornalista anche per quoti- diani nazionali, chi è entrato a pieno titolo nello staff di Amnesty International ; parecchie decine hanno scelto la cooperazione internazionale e sono ripartiti per altri paesi. Ancora, ci sono coloro che hanno deciso di tornare al lavoro esercitato prima della partenza, oppure sono ancora alla ricerca, soprattutto chi è tornato da poco. «All’estero mi sono innamorato della patria, mi ha ri- velato un ragazzo appena tornato in Italia: questa è finora la frase più bella che abbia mai sentito», am- mette il responsabile servizio civile della Focsiv. C’è infatti un filo rosso che unisce le migliaia di espe- rienze, ed è sottolineato da tutti i responsabili degli enti: la passione per il sociale in tutte le sue forme e il continuare a essere casco bianco in ogni situazione, Gruppo del Servizio civile volontario del 2008-09 presso l’Istituto pace sviluppo innovazione Acli (Ipsia). © psia Acli - 2009
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