Missioni Consolata - Giugno 2012

32 MC GIUGNO 2012 IL RACCONTO DELLE NOZZE DI CANA (32) NON SCHIAVI MA AMICI A SERVIZIO «Il bel diàcono di Cristo Gesù, (si) nutre delle parole della fede e della bella dottrina (kalês didaskalìas)» (1Tm 4,6) a cura di Paolo Farinella, biblista Così sta scritto DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (66) MC RUBRICHE C i siamo fermati per tre puntate di seguito su Gv 2,6, che è il cuore del racconto. Tutto il brano converge su questo versetto, da cui apprendiamo che le giare sono di pietra, sono giacenti e infine hanno senso unicamente in vista della purificazione; sono anche inattive perché vuote. Le giare sono di pietra come le tavole della Toràh , pesanti come le prescri- zioni dei 613 precetti, senza forza interiore come un pedagogo senza alunni. Esse sono espressione di una religiosità inflazionata ed esteriore, con uno scopo ormai perduto per strada: la purificazione resta l’obiettivo, ma è impossibile da raggiungere perché sono vuote. Ancora una volta il versetto ha l’intento di condurre il lettore al contesto del Sinai, «il principio» di Israele come popolo in un mondo e in una speranza nuovi (la terra promessa). LA POSSIBILITÀ E LA REALTÀ C’è ancora un’indicazione, apparentemente secondaria, che indica la «portata» delle giare: due o tre metrète ciascuna, di cui abbiamo parlato abbondantemente nelle puntate precedenti e nelle due dedicate al vino (febbraio e marzo 2010). Qui richiamiamo solo il senso di fondo: la misura metrète corrispondeva a circa 38,88 litri di liquido, per cui moltiplicando per due si ha una ca- pienza di 77,76 litri e per tre si ha una capacità di 116,64 litri ciascuna; le sei giare insieme dunque potevano contenere liquidi tra 466,56 e 699,84 litri, una cifra enorme. L’evangelista ci avverte che stiamo per assistere a qualcosa di insperato, perché la penuria espressa dalla madre che constata la mancanza di vino ora sta per trasformarsi in una sovrabbondanza senza limiti: «Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia» (Rm 5,20). È ovvio che questi numeri non sono da intendersi alla lettera, ma nel loro significato simbolico di «quantità considerevole», di sovrabbondanza incontenibile. La quantità in eccesso contrasta con la penuria di vino con cui ha inizio lo sposalizio. Nel regime di alleanza antica, «venne a mancare il vino»; con l’arrivo del Signore/Messia Gesù non solo la misura è colma, ma l’abbondanza è così tanta che c’è spazio e possibilità per chiunque voglia entrare nella nuova alleanza, che ora ha ini- zio come riscatto di quella antica, che non viene abolita, ma totalmente rinnovata, perché riportata alle sue condizioni originarie, quando ai piedi del Sinai, il popolo, «tutto» il popolo di Israele na- scente, si purificò per due giorni per essere pronto a ricevere la Toràh come codice d’identità e prospettiva di libertà. Gv 2,6 ci dice che le giare «erano contenenti» una quantità straordinaria di acqua, ma non ci dice se erano piene o vuote; ci dice solo la possibilità della quantità, non che fossero già piene. Avere la possibilità non significa contenere la realtà: uno ha la capacità e la possibilità di scalare la monta- gna, ma finché non si mette in movimento e comincia a salire, la montagna resterà solo un desi- derio irrealizzato. Gv 2,7 fa un passo avanti. Il comando del Signore, «Disse loro Gesù: “Riempite le giare di acqua”», toglie il velo e manifesta la verità: le giare sono realmente vuote. Esse potevano offrire una quan- tità di acqua senza misura, invece erano inutili perché «vuote», incapaci di rispondere anche al desiderio di purificazione. Sono là, ma sono come morte, senza vita e senza acqua, cioè senza si- gnificato e prive di speranza futura. Gv 2,7-8: 7 DICE LORO GESÙ: «RIEMPITE DI ACQUA LE GIARE!» E LE RIEMPIRONO FINO ALL’ORLO. 8 E DICE LORO: «ADESSO COMINCIATE AD ATTINGERE E PORTATENE ALL’ARCHITRICLÌNO». ESSI QUINDI PORTARONO. [ 7 Lèghei autoîs ho I ē soûs: “Ghemìsate tas hydrìas hýdatos”. Kài eghèmisan autàs hè ō s àn ō . 8 Kài lèghei autoîs: “Antlêsate nûn kài phèrete tôi architriklìnôi”. Hòi de ênenkan.]

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