Missioni Consolata - Giugno 2012

16 MC GIUGNO 2012 TRA CORRUZIONE, PARAMILITARI E ASSENZA DEL GOVERNO L’OMBRA DEI TON TON MACOUTE «S ono stati fatti dei passi avanti, ma siamo preoccupati perché ci sono molti segni di ante 1986». Suzy Castor, storica, poli- tica e attivista dei diritti umani, ricorda l’anno in cui fu rovesciato Duvalier, ma non sconfitto il duvalierismo. «La transizione è lunga (dalla dittatura alla democra- zia, ndr .), ma le conquiste democratiche, pur essendo solide, non sono irreversibili. Affinché lo siano occorre- rebbero istituzioni forti, partiti politici forti e società ci- vile forte». Nulla di questo è una realtà nell’Haiti di oggi, dove si assiste invece a «una de-istituzionalizza- zione del paese» ricorda Castor. Si riferisce, tra l’altro, a un fenomeno allarmante apparso a inizio 2012: la na- scita di un sedicente movimento degli ex militari delle Forze Armate d’Haiti (Fadh), smantellate dal presi- dente Aristide all’inizio del 1995. Negli ultimi mesi uomini in uniforme, armati e forniti di camionette hanno occupato edifici pubblici e strut- ture della polizia. A partire dalla loro base principale a Carrefour, comune nei pressi di Port-au-Prince, si sono poi mostrati in diverse località del paese. Il 17 aprile hanno fatto irruzione nel cortile della Camera dei deputati, dove una sessione era in corso, con lo scopo - sostenevano - di presentare le loro rimo- stranze per la rifondazione dell’esercito. Il presidente della camera, Lévaillant Louis Jeaune, ha subito so- speso i lavori. Di fatto, molti di questi uomini sono giovani e non possono quindi essere ex militari. Si tratta di una forza paramilitare, di miliziani che non sono per nulla, o quasi, ostacolati dalle istituzioni. Fanno pensare ai Ton Ton Macoute , i miliziani di Duvalier. «L’esercito è contemplato dalla Costituzione - ricorda Suzy Castor - e gli ex militari hanno sempre cercato di ricrearlo. Oggi il clima è loro favorevole, in quanto il presidente Martelly ha fatto della rifondazione delle Fadh uno dei suoi punti del programma di governo». L’intervento in parlamento è stato condannato uffi- cialmente dal portavoce della presidenza e dal go- verno, ma di fatto poche azioni sono state intraprese. M a dove sono finiti i fondi governativi per la ricostruzione? «Credo che la ricostruzione sia partita male dall’inizio; l’organismo creato a tal fine non era adeguato». Il regi- sta Arnold Antonin parla della Commissione ad inte- rim per la ricostruzione di Haiti, il cui mandato è ces- sato il 15 ottobre scorso e non è stato rinnovato. «Oc- correva togliere la ricostruzione dall’influenza delle lotte di potere haitiane e dal clientelismo. Doveva es- sere un organismo nazionale, non straniero. Ma so- prattutto fare contratti da 10 milioni di dollari senza gara d’appalto è stata una enorme fonte di corru- zione». Degli 11 miliardi promessi dai donatori ufficiali, ne sono stati versati 3,5. Poi tutto è stato bloccato. Nes- sun impatto si è visto, nessuna pianificazione gene- rale, «nessun piano di sistemazione del territorio – continua Antonin – o di intervento nelle altre città per decentrare i servizi». Riassume in modo sintetico padre William Smarth, 81 anni e colonna morale del paese: «Grande delusione: no ricostruzione, no decentramento, no lavoro. Si continua ad attirare gente in capitale». I ntanto la politica haitiana è di nuovo bloccata. Il presidente–cantante Michel Martelly è riuscito a ottenere le dimissioni del suo primo ministro Garry Conille il 27 febbraio scorso. Conille spin- geva affinché si risolvesse la questione della naziona- lità del presidente (la Costituzione haitiana prevede che non possa averne altre, mentre Martelly è sotto inchiesta per sospetto di avere nazionalità statuni- tense e italiana). Soprattutto aveva creato una com- missione di verifica per i lavori da 300 milioni di dol- lari per la ricostruzione che sotto l’amministrazione congiunta Bellerive (precedente premier) – Martelly erano «scomparsi» nella Repubblica Dominicana. Il nuovo primo ministro designato, Laurent Lamothe, uomo d’affari e attuale ministro degli esteri, è (al mo- mento in cui si scrive) nel processo di ratificazione in parlamento. Il blocco degli aiuti governativi (da notare che si tratta di un canale di fondi diverso da quelli raccolti nei vari paesi del mondo e poi utilizzati da missionari ed Ong) è quindi in gran parte dovuta all’incertezza politica che regna nel paese, alla mancanza di un or- ganismo di gestione e controllo e, non ultimo, all’at- tuale assenza di un governo con pieni poteri. Ma.B . HAITI # Michel Martelly, presidente di Haiti da maggio 2011 ©Miami Herald

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