Missioni Consolata - Giugno 2012
# Sotto : le casette abitate del villaggio urbano «Colombe». # A fianco : padre Giuseppe Durnate (sinistra) con l’articolista. MC ARTICOLI SPOSTARE I DISPERATI A Port-au-Prince si lavora un po’ ovunque per rimuovere le mace- rie con camion e ruspe e il pano- rama cittadino è molto cambiato negli ultimi dodici mesi. Chi ha potuto ha iniziato a ricostruire con i propri mezzi la casa crol- lata. Altri si sono accontentati delle costruzioni «temporanee» distribuite dalle Ong umanitarie. Ma non esiste una pianificazione complessiva. Negli ultimi tempi le tendopoli (o «campi», come li chiamano qui) che occupavano le principali piazze e aree libere della città, a partire dalla zona dell’aeroporto internazionale per arrivare alle belle Place Saint Pierre e Place Boyer di Pétion-ville, sono state sgomberate, tornando alla quasi «normalità» precedente al terre- moto. Salendo per la strada Canapé Vert per Pétion-ville sulle pendici scoscese delle montagne che so- vrastano la città, sono sempre più evidenti nuovi quartieri di sem- plici casette arroccate una sul- l’altra. Sembra quasi che aumen- tino, occupando i pendii verso l’alto, di giorno in giorno, in una zona totalmente esposta agli smottamenti causati dalle fre- quenti alluvioni. Ma il grande sbocco dei disperati che hanno perso tutto durante il terremoto e che ora sono slog- giati dalle piazze e dai campi di calcio cittadini è la Plaine du cul de sac . È in questa pianura ricca d’acqua, al lato Nord della capi- tale, nella forbice tra la strada nazionale n. 1 verso Gonaives e la n. 3 verso Hince, che la città si sta espandendo. Nel Sud non è possibile, il comune di Carrefour è già congestionato, a Est ci sono le montagne e a Ovest il mare. A partire dal disegno politico di creare la più grande tendopoli, il Camp Corail (campo Corallo), prevista inizialmente per 9.000 persone, ora in questa vasta zona si sono «accampati» con ri- fugi di vario tipo e privi quasi di servizi, oltre 47.000 sfollati. È qui, al limite del comune di Croix-de-Bouquets, che incon- triamo un’interessante espe- rienza di reale ricostruzione dal basso. In questi luoghi a metà degli anni Novanta padre Giuseppe Durante, della congregazione degli Scalabriniani, era stato in- viato per aprire una nuova mis- sione. Padre Giuseppe, origina- rio di Montebelluna (Tv) veniva da esperienze di lavoro negli Usa, in Messico e poi con gli im- migrati haitiani in Repubblica Dominicana. Nella zona chiamata «Santo», il missionario aveva costruito un primo seminario per gli scala- briniani. Ad esso aveva, negli anni, aggiunto una clinica e una scuola per il quartiere. «Subito dopo il terremoto - rac- conta padre Giuseppe - il nostro seminario era diventato il punto di riferimento per la gente del- l’area. Con alcune persone sen- sibili abbiamo creato un comi- tato di quartiere e iniziato la di- stribuzione di acqua tramite au- tocisterne. Poi abbiamo distri- buito degli aiuti arrivati dagli Usa e dalla Regione Lombardia. An- che il Pam (Programma alimen- tare mondiale) ci ha dato dei vi- veri e abbiamo organizzato un magazzino. Gli alimenti in parte erano rubati all’arrivo ed era an- che pericoloso distribuire quelli che restavano: si diventava obiettivo di assalti. In questo ci hanno aiutato dei gruppi giova- nili, come il Kiro, presente in quasi tutte le parrocchie». Il missionario inossidabile, con gli occhiali perennemente ap- pannati, sembra non essere cambiato negli ultimi quindici anni. Le attività di prima emergenza sono durate circa tre mesi, i campi da calcio del centro degli scalabriniani erano diventati delle tendopoli. Poi il parroco di Croix-de-bouquets e due laici sono andati a parlare con padre Giuseppe per proporre un’inizia- tiva più sul lungo periodo. «Abbiamo pensato di creare una fondazione di diritto haitiano». È nata così la Fondation hai- GIUGNO 2012 MC 15
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