Missioni Consolata - Giugno 2012

L’ arrivo a Port-au-Prince è sempre qualcosa di emozionante e affasci- nante. Forse già per il nome, ma sicuramente per la storia straordinaria e terribile di questa città. E infine, per gli eventi degli ultimi anni, dal ter- remoto del 12 gennaio 2010 in poi. Qualcuno la voleva rasa al suolo e i suoi abitanti irrimedia- bilmente persi, ed è questo che i mass media del mondo intero ci hanno presentato. E invece no. Port-au-Prince, o meglio il suo popolo, resiste, sopravvive, bru- lica di attività di ogni genere. Dal piccolo commercio al traffico di stupefacenti, dalla costruzione di case, alla composizione di splendide poesie, alla scultura di simboli vudù sulla latta raddriz- zata dei bidoni di benzina. Una vita sempre « border line », come se tutto dovesse crollare da un momento all’altro, come se la tensione sociale dovesse far scoccare la scintilla di disor- dini incontenibili. Come se la terra dovesse tremare ancora. La realtà quotidiana è il traffico caotico e incontrollato, contro il quale lottano i suoi abitanti, in- ventandosi scorciatoie e orari improbabili per andare e tornare dal lavoro. La città è così ben descritta dalla corrente letteraria del «realismo meraviglioso» fondata dagli hai- tiani Jaques Romain e Jaques Stephen Alexis: il meraviglioso, il fantastico, qui diventa reali- stico, vero, cioè accade. La cronaca di oggi ci riporta un aumento di banditismo cittadino, attacchi e uccisioni a scopo di rapina. In questo periodo è di moda l’assalto a mano armata con la motocicletta. Qualche mese fa andavano di più i rapi- menti a scopo di estorsione. HAITI TESTO E FOTO DI MARCO BELLO PICCOLA STORIA DI RISCATTO DAL BASSO RICOSTRUIRE LA COMUNITÀ 14 MC GIUGNO 2012 Mentre un piano globale per la ricostruzione non esiste, piccole realtà locali, legate alla solidarietà, riescono a produrre cambiamento. È il caso della fondazione haitiana promossa da un missionario scalabriniano veneto. Siamo andati a trovarlo.

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