Missioni Consolata - Maggio 2012
# P Tablino con bambini Gabbra. # Pagina a fianco: Mons Ambrogio Ravasi, vescovo emerito di Marsabit, in preghiera presso la tomba di p. Paolo Tablino nei pressi del santuario dedicato alla Madonna Consolata ( sullo sfondo ). MAGGIO 2012 MC 73 MC ARTICOLI duomo di Alba alla messa delle ore diciotto, preceduta da un’ora di adorazione eucaristica. Il libro è strutturato linearmente in forma biografica: dopo un flash iniziale sulle impressioni e reazioni seguite alla notizia del decesso, l’autore segue le vi- cende della vita di Paolo Tablino, dalla giovinezza alla formazione, all’ordinazione sacerdotale, al- l’impegno missionario, che as- sume rispondendo all’invito del- l’amico don Bartolomeo Ventu- rino, anch’egli albese, primo sa- cerdote fidei donum in Italia nel 1958, e di mons. Carlo Cavallera, vescovo di Nyeri fino al 1964, poi di Marsabit ( vedi MC 2011/03, pag. 16 ). La narrazione abbina le circostanze individuali ai luoghi in cui ha operato: Alba, Kenya, Roma, rammentando le persone da lui conosciute, ricordando momenti, fatiche, scritti, deci- sioni importanti di un’esistenza spesa senza risparmio al servi- zio del Vangelo e degli uomini e delle donne che la vita gli aveva fatto incontrare. Questa è la struttura di un testo in cui, intercalate nella trama della sua vita s’inseriscono testi- monianze, concise talvolta, altre volte approfondite, di persone che l’hanno frequentato, ne hanno condiviso tempi di vita e momenti decisivi, hanno dialogato con lui di argomenti e di scelte di grande rilevanza. Assai spesso l’autore fa parlare padre Paolo stesso, riportandone scritti da lui inviati e gelosamente conservati dai destinatari: la co- stanza e la cura nello scrivere a tantissime persone sono state certamente una delle caratteri- stiche più note e importanti della sua personalità. Queste lettere, che colpiscono per la spontaneità e la capacità di rapportarsi con l’interlocutore, toccano tutti i casi della vita: avvenimenti lieti e tri- sti, scelte impegnative, drammi e miracoli che solo il cuore cono- sce. Un complesso di migliaia di fogli, scritti a mano con calligra- fia precisa, i più su carta leggera per posta aerea dove i francobolli e le diciture portano immagini esotiche di animali africani o di paesaggi di bellezza primordiale. Sovente si tratta di lettere dense di contenuti dottrinali, pastorali, teologici: queste sono per lo più dirette ai maestri e agli amici del seminario di Alba, del gruppo missionario, dell’Azione Cattolica. Il libro di don Giovanni Ciravegna attinge in modo esauriente a questa raccolta di documenti, che spazia dai primi appunti gio- vanili, già rigorosi nella loro semplicità, alle lettere serene della maturità, scritte con il pen- siero ormai oltre la morte. Nel testo parlano anche, con voci riportate in diretta, molti amici, nei quali la richiesta fatta loro dall’autore di fornire una te- stimonianza personale ha dato avvio a un flusso inarrestabile di ricordi e di memorie comuni, in cui emergono momenti di comu- nione o di percorsi umani condi- visi. Questa è, in sintesi, la sostanza del libro che vede ora la luce. Il ritratto umano e sacerdotale di padre Paolo Tablino mi pare più che riuscito. Poiché questa è la prima biografia che si presenta al pubblico, senza dubbio è au- spicabile un prossimo accurato studio che approfondisca tutti gli aspetti della ricchissima perso- nalità del missionario. Quello che si può affermare, senza che possa suonare come giudizio riduttivo, è che il prota- gonista del volume è considerato da un punto di vista quasi esclu- sivamente «albese»: è albese l’autore, albesi per lo più sono gli amici che ne hanno parlato e Alba è stata ben presente nella vita di p. Tablino, costantemente ricordata nelle savane deserti- che del Nord Kenya (la Gazzetta d’Alba vi è sempre arrivata, ben attesa, per anni, coi tempi per- messi dalle poste). Don Giovanni Ciravegna ne esa- mina accuratamente il periodo giovanile di formazione scola- stica e sacerdotale: è questo il momento fondamentale per la comprensione del futuro missio- nario. Sullo sfondo della Alba degli anni ‘40 e ‘50, l’autore cita i maestri che lo hanno formato, sia sacerdoti che laici, analizza i primi anni di apostolato come prete accanto a uomini di grande livello, impegnati insieme in una molteplice varietà di iniziative. È un periodo di fecondità straordi- naria nella fede e nelle opere che segnerà la vita di tanti, di p. Paolo per primo e di tanti amici. Ma l’uomo e il missionario sono stati molto di più: l’Africa e in- sieme la missione, a un certo punto della sua vita, sono state
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