Missioni Consolata - Maggio 2012
42 MC MAGGIO 2012 pito come un indicatore di indebolimento delle comu- nità di appartenenza e un motivo di vergogna per la famiglia in cui questo avviene, segno del «fallimento» nell'educazione dei figli (ma soprattutto delle figlie). Un esempio interessante viene descritto da una ra- gazza musulmana nel blog delle seconde generazioni Yalla Italia 3 : «Dover affrontare i propri genitori e presentare il “prescelto”, è di per sé imbarazzante, fi- guriamoci poi se quest’ultimo non ha tutti i requisiti necessari al posto giusto, gli manca un “pezzo”, in- somma, un lieve difettuccio che “cozza” con i canoni del bravo ragazzo, preferibilmente arabo e assoluta- mente musulmano. Un diversamente musulmano? No! Apriti cielo. Sacrilegio, tragedie greche e anche telenovelas venezuelane, tutte insieme. Si inizia con un: “Ma con tutti quelli che ci sono al mondo proprio uno non musulmano?”, per poi infierire su quel poco di sicurezza rimasta: “Sei proprio scesa in basso”, e ancora infliggerti un: “Perché ci hai fatto questo? Sparleranno tutti di noi”». Nel racconto della ragazza questo sembra emergere come l'aspetto peggiore, quello che conta di più o, meglio «che conta di più per loro - i genitori e la co- munità - che per noi», poiché provoca il giudizio su se stessi e la propria famiglia: «Ed ecco che gli amici, la società, i compagni di preghiera, i tuoi parenti o ser- penti, insomma tutti sono lì pronti a giudicare sia te, facendoti sentire “sbagliata”, sia la tua famiglia che non è riuscita a compiere il miracolo di crescerti “come si deve”». E così le seconde generazioni sono chiamate, per l'ennesima volta nella loro vita, a mediare, negoziare e definire pratiche e spazi di riconoscimento, modelli di comunicazione e forme di identificazione che ten- gano conto non solo dell'identità nazionale, ma che includano anche le lealtà ai legami familiari, alla reli- gione, e ad una presunta e continuamente rielabo- rata appartenenza etnica e culturale. DECOSTRUIRE PER COSTRUIRE Se da un lato le attitudini e i comportamenti dei geni- tori (italiani e non italiani) verso le coppie miste hanno spesso un forte carattere strumentale e/o ste- reotipato, dall'altra l'esperienza di moltissime coppie miste mostra che i successi sono possibili e che gran parte dell'accettazione, della condivisione e del so- stegno alla scelta del figlio si costruisce attraverso la conoscenza del partner e della sua cultura. Quando abbiamo chiesto a Marta e Manuel, coppia italo-do- minicana in attesa di un bambino, di immaginare loro figlio tra 20 anni in una relazione «mista», hanno inizialmente mostrato di avere le stesse perplessità dei loro genitori. Poi si sono guardati, sono scoppiati a ridere e si sono corretti: «Prima di giudicare cer- cheremo di conoscere la persona di cui nostro figlio si è innamorato. Non vogliamo che sia vittima degli stessi stereotipi o pregiudizi di cui siamo stati vit- time noi». Se davvero così sarà, è allora possibile sostenere che davvero i matrimoni misti sono segnali di integra- zione. Essi aiutano a sviluppare idee e comporta- menti che potranno «decostruire» stereotipi e pre- giudizi che troppo spesso non permettono di co- struire relazioni umane e di coppia su cui fondare una società realmente inclusiva e rispettosa delle dif- ferenze. © Gigi Anataloni N OTE 1 - Si veda: www.secondegenerazioni.it. 2 - Per downward assimilation si intende un’«assimilazione verso il basso» ovvero la confluenza negli strati svantag- giati della popolazione, con scarse possibilità di fuoriu- scita da una condizione di esclusione, un aggravamento della marginalità e della disoccupazione. 3 - Si veda: www.yallaitalia.it.
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