Missioni Consolata - Aprile 2012

controllo sociale. Ma, come suc- cedeva normalmente questi or- dini reali, restarono lettera morta. Come restano lettera morta tanti documenti e disposi- zioni della Chiesa attuale e della Conferenza episcopale. E anche quelli di noi missionari, che con tutta la buona volontà conti- nuiamo l’opera di evangelizza- zione di questo popolo senza co- noscerne bene la storia, il lin- guaggio simbolico e la realtà più profonda. Ce ne rendiamo conto a ogni piè sospinto e allora ten- tiamo almeno di voler bene alla nostra gente e di camminare in- sieme con umiltà e coraggio verso la Luce che è apparsa nella notte di Betlemme per l’intera umanità. L’accettazione da parte del «ne- gro-schiavo» del messaggio cri- stiano era difficile da giudicare. La sincerità poteva essere messa in dubbio dalla convenienza, ma sicuramente il senso di prote- zione che nasce dal battesimo e dall’idea dell’uguaglianza davanti a Dio aiutò lo schiavo ad accet- tare la sua condizione e a non perdere la speranza nonostante nella maggior parte dei casi fosse trattato come una bestia. D’altra parte abbondarono i de- creti e le ordinanze dei Re di Spa- gna che ricordavano ai proprie- tari di schiavi l’obbligo di provve- dere alla loro catechizzazione perché si riteneva, con ragione, che la religione organizzata po- tesse essere un mezzo utile per il PASQUA 2012: VILLA MARIA Parecchi sono stati incuriositi dal nome di «Villa Maria» citato nella mia lettera precedente. È stato il primo nome di Mariala- baja, fondata, secondo la tradi- zione, da Alonso de Heredia fra- tello di Pedro de Heredia, fonda- tore di Cartagena de Indias nel 1535. Mancano molti tasselli per ricostruire la storia di questo paese e del suo territorio, ma il titolo stesso di «Villa» indica che esisteva una popolazione resi- dente che, tra l’altro, pagava tasse e contributi al Re di Spa- gna. Negli atti del processo di beatificazione di San Pietro Cla- ver (1580-1654) appare ancora citata come Villa Maria e diverse volte si afferma che dopo Pasqua il nostro santo, «schiavo degli schiavi», visitava «Villa Maria popolazione di negri». Poi tutto è scomparso, anche il nome. I continui attacchi dei na- tivi alle aziende spagnole, l’insi- curezza, l’ambiente selvaggio della regione e le condizioni cli- matiche avverse, distrussero le case di fango e paglia e cancel- larono ogni traccia di presenza umana. Nell’ambiente ostile e isolato rimase la gente con tanta voglia di vivere, e si moltiplicò. Dall’anelito di libertà della mag- gioranza nera della popolazione e dall’incontro-scontro con gli ultimi indigeni sopravvissuti alla conquista e i pochi coloni, si svi- luppò un popolo e si originò una nuova cultura. Più tardi «Villa Maria» fu rifon- data e diventò «Maria la Baja» per distinguerla da «Maria la Alta», attualmente «El Carmen de Bolivar» dall’altra parte dei «Monti di Maria». Nel 1918 vi si stabilì il primo sacerdote (il sal- vatoriano tedesco P. Alexander Treittinger) e nel 1935 Mariala- APRILE 2012 MC 77

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