Missioni Consolata - Aprile 2012
controllo di almeno un centinaio di poliziotti e soldati. Speravamo veramente in qualcosa di più, con tutta quella messinscena. E invece ancora una volta la mon- tagna ha partorito il topolino: ancora promesse e tante, troppe parole hanno assopito l’assem- blea dei presenti che hanno rea- gito vigorosamente solo quando il governatore della regione vi- cina (non il nostro, e neppure il nostro sindaco!) ha toccato il tema della coltivazione della palma che sta minacciando se- riamente la sicurezza alimentare della popolazione. Finalmente sono scrosciati gli applausi dei contadini e di tutta la nostra gente per sottolineare come questo sia il vero problema del nostro territorio. Servirà a qual- cosa? Noi lo speriamo e conti- nueremo a lottare in questa dire- zione con tutti i mezzi legali ma soprattutto con la certezza che il Dio di Gesù Cristo che si è mani- festato a suo tempo a Mosè ascolterà ancora una volta il «grido del suo popolo». PASQUA 2011: SOFFERENZA DALLE RADICI LONTANE Nuovamente Pasqua! Vita nuova in Cristo risuscitato e sempre vivo in mezzo ai suoi, perché tutto e tutti abbiano vita, e vita in abbondanza. A Marialabaja chi ha preso coscienza del valore della Pasqua la celebra con gioia. La grande maggioranza, per ragioni storiche, culturali e ambientali, trasforma la setti- mana santa in una grande bal- doria tutta da studiare. Uno dei momenti che suscita maggiore interesse e partecipazione popo- lare è sicuramente la «Via Cru- cis» del Venerdì Santo, probabil- mente per il predominare del sentimento o anche per l’identi- ficazione della nostra gente con le sofferenze di Cristo. Sui Monti di Maria, e quindi an- che a Marialabaja, la violenza è un fenomeno complesso non an- cora studiato a fondo e senza- prospettive di vera pace. Che è successo nei Monti di Maria? Ci sono state una cinquantina di stragi, quasi quattromila assas- sinii politici, circa duecentomila profughi, campagne abbando- nate e tuguri nelle città. Non in una foresta disabitata, ma in ter- ritorio con paesi sviluppati, auto- rità civili, militari e religiose, strutture di governo e organizza- zioni popolari a due ore dalla città di Cartagena, capitale del turismo colombiano. La versione ufficiale parla di pa- ramilitarismo alimentato dal 1997 da un’alleanza di allevatori e politici per «difendersi » dai guerriglieri di sinistra. Le radici sono comunque molto più lon- tane e affondano nel secolare problema della terra che qui, come altrove in Colombia, è tra- dizionalmente in mano a poche famiglie. Negli anni ‘70 ci fu un tentativo di riforma agraria da parte del governo, ma i padroni cacciarono i contadini affittuari, che, in rea- zione, si organizzarono con l’ap- poggio ufficiale e occuparono, al grido di «la terra è di chi la la- vora», le oltre quattrocento fat- torie dove sempre avevano vis- suto. Negli anni ‘80 giunsero nella regione diversi personaggi con misteriose fortune legate soprattutto al narcotraffico. Comprarono grandi aziende e protessero con uomini armati il commercio della droga via mare. In quegli anni molti i contadini COLOMBIA 74 MC APRILE 2012 furono eliminati, mentre scom- parvero molti dirigenti sociali identificati come elementi sov- versivi. Salvo casi isolati, le auto- rità militari lasciarono correre. Contemporaneamente cresce- vano i gruppi guerriglieri, già dif- fusi nel resto della Colombia, ap- profittando della frustrazione del movimento contadino. Non ri- spettarono l’organizzazione con- tadina Anuc, perché aveva trat- tato con il governo, e imposero il loro metodo violento a base di sequestri e taglieggiamenti, creando un grande malessere soprattutto tra i piccoli allevatori di bestiame. I contadini si trova- rono stretti tra due fuochi. Anche i guerriglieri si assicurarono un corridoio strategico per il traffico della droga verso il mare e au- mentarono vertiginosamente gli assalti, i sequestri e gli assassi- nii. Paramilitari e guerriglieri si organizzarono sempre meglio con rinforzi continui di personale e mezzi; ma la guerra, fin dall’i- nizio, fu soprattutto contro i civili accusati di appoggiare uno dei due contendenti. Intanto esercito e polizia combattevano, senza grandi risultati, i guerriglieri e chiudevano un occhio, anche due, sui paramilitari.
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