Missioni Consolata - Aprile 2012
feria di Nairobi, per discutere dell’accaduto e cercare risposte pacifiche e comunitarie alla vio- lenza, il progetto attuale è l’am- pliamento e l’estensione di quel- l’iniziativa quasi istintiva. Il re- sponsabile di Yupk, Josephat Khamasi Bandi, è oggi il coordi- natore del progetto ed è impe- gnato in un intenso lavoro di or- ganizzazione e supervisione dei forum. «Nel 2008 abbiamo cominciato dalla zona della Rift Valley, dove gli scontri erano stati più aspri e sanguinosi», spiega Josephat, «e abbiamo organizzato forum di due giorni in ventisei parrocchie. A ogni forum partecipavano al- meno cinquanta persone, molte delle quali erano proprio i perpe- tratori delle violenze. Il nostro obiettivo era quello di riunirle e permettere loro di confrontarsi: spesso il risultato erano scontri verbali piuttosto accesi, frutto di un risentimento ancora molto vivo. Ma, piano piano, grazie alla mediazione dei nostri modera- tori, le persone trovavano la mo- tivazione e le parole per aprire un dialogo e cominciavano a rico- noscere che il problema non era essere Kikuyu, Luo, Kalejin o Samburu, bensì non avere a di- sposizione risorse che permet- tessero a tutti di garantirsi il so- stentamento o il rispetto dei di- ritti più basilari, come il diritto al lavoro, alla terra, all’acqua. I ri- sultati sono stati incoraggianti, per questo abbiamo deciso di Ulteriore elemento da tenere in considerazione, se si vogliono ri- cercare le cause reali del con- flitto, è l’elevato tasso di corru- zione, presente a tutti i livelli della società keniana, che in un contesto di risorse scarse o scar- samente utilizzate limita ulte- riormente i margini di ridistribu- zione della ricchezza. Se il modo più efficace e diffuso per garan- tirsi un impiego o un incarico è quello di corrompere chi è nella posizione di concederlo, è evi- dente che la stragrande maggio- ranza dei keniani è esclusa dalle dinamiche del mercato del la- voro. «È da questo insieme di fat- tori», riflette Josephat Khamasi Bandi, responsabile della ong keniana Yupk – Youth United for Peace in Kenya , «che si deve partire per tracciare un quadro realistico delle tensioni alla base del conflitto post-elettorale. La rivalità interetnica ha certamente aggravato queste tensioni ma non le ha causate e, senza que- ste ingiustizie di fondo, le rivalità tribali da sole non avrebbero po- tuto causare scontri su larga scala come quelli del 2008». Il progetto «Giovani Uniti per la Pace in Kenya» È su questa serie di riflessioni che si è basata l’ideazione del progetto Giovani Uniti per la Pace in Kenya. Nato come movimento spontaneo di migliaia di giovani che, all’indomani degli scontri, si riunirono a Dagoretti, nella peri- cercare fondi che permettessero di allargare l’iniziativa a tutto il paese». Oggi il progetto tocca undici loca- lità in tutto il Kenya e sono previ- sti centosessantacinque forum in ventinove che coinvolgeranno ol- tre sedicimila persone. Durante questi forum si replicheranno le modalità di invito al dialogo e al confronto già sperimentate nella Rift Valley, «naturalmente», ag- giunge Josephat, «adattando l’i- niziativa alla realtà locale e ai problemi prevalenti in quel con- testo. Un conto è far comunicare Kikuyu e Kalejin che hanno come principale motivo di contesa la ripartizione della terra, altra cosa è aprire un dialogo fra Sam- buru e Pokot, che competono per l’accaparramento del bestiame e il controllo delle risorse idriche». Le fasi del progetto sono essen- zialmente due: la prima ha lo scopo di accompagnare i parteci- panti dei forum fino alle pros- sime elezioni in un percorso di risanamento della memoria ( healing of memories ) e presa di coscienza dei propri diritti e do- veri di cittadini. La seconda, che comincerà subito dopo le ele- zioni, darà una valutazione dei ri- sultati ottenuti durante la prima fase – anche alla luce della rea- zione dei partecipanti a eventuali tensioni pre e post-elettorali – e getterà le basi per una gestione comunitaria dei conflitti e delle diatribe interne. Chiara Giovetti MC RUBRICHE IL PROGETTO, CHI È CHI Associazione capofila: Africa Rafiki Onlus (Tione di Trento). Partner in Italia: Missioni Con- solata Onlus. Partner in Kenya: Youth Uni- ted for Peace in Kenya – YUPK; è una ong con sede a Nairobi. Supervisione del progetto: Consolata Fathers Kenya. Principali finanziatori: Provin- cia autonoma di Trento - PAT (attraverso il suo Servizio per l’emigrazione e la Solidarietà internazionale); Conferenza Episcopale Italiana – CEI.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=