Missioni Consolata - Aprile 2012
APRILE 2012 MC 65 MC ARTICOLI davanti a me ce ne sono diversi. In Egitto e soprattutto qui al Cairo, viviamo assieme. Certo puoi riconoscere i cristiani: hanno feste e abitudini diverse dalle nostre, ma non tanto da es- sere meno egiziani di me!». Mentre fa l’elenco di tutte le atti- tudini comuni tra cristiani e mu- sulmani, assicura che non esiste discriminazione per le mino- ranze: «Se si fanno delle diffe- renze vengono dalle persone corrotte che ci governano. La notte degli scontri a Maspero, mentre la gente iniziava a morire per strada la televisione pub- blica, controllata dall’esercito, incitava all’odio inter-religioso. Il telegiornale raccontava che un gruppo di copti aveva attaccato l’esercito». SUOR MARINA Il quartiere di Eliopoli si trova alla periferia del Cairo, ci vuole più di un’ora di tram per arri- varci dal centro. La zona è resi- denziale, molto pulita e curata. Qui vive una numerosa comunità cristiana, vi risiedono sia catto- lici che ortodossi. Suor Marina vive da cinque anni nel convento che si trova vicino a una delle chiese del quartiere, quella di Santa Fatima. È originaria di As- suan, città del sud dell’Egitto. Il suo velo è bianco e dalle mani- che del vestito blu fa capolino il tatuaggio di una croce sul polso sinistro. Questo particolare sem- bra ricordare i punti di contatto che il cristianesimo ha con la tradizione locale, per la quale le mani delle donne accolgono di- segni fatti con l’henné. «In que- sto convento – racconta suor Marina- ci sono sette suore, due maestre (suore anch’esse, ma con il ruolo di seguire le nuove vocazioni nel cammino verso i voti), io sono una di queste, e cinque postulanti. Anche qui, come in Europa, viviamo un pe- riodo di crisi delle vocazioni, ma le postulanti sono il segno che non lasceremo l’Egitto. Siamo egiziane anche noi». Mentre rac- conta del convento e dei suoi studi a Roma, traspare la sua tranquillità e anche quando, in- calzata dalle domande sul rap- porto con i musulmani, ricorda i giorni degli scontri più violenti non c’è in lei alcuna rabbia: «In quei momenti ci siamo chiuse in convento. Avevamo un copri- fuoco e solo due di noi andavano a fare la spesa, il rapporto con l’esterno era principalmente il sacerdote che veniva ogni giorno a dire messa. Molti cristiani – continua Suor Marina- hanno la- sciato il paese, i giornali parla- vano di un vero e proprio esodo. Tanti sono andati in America o hanno raggiunto dei parenti in Europa, molti sono andati pro- prio in Italia». Suor Marina non perde il suo tono sereno nem- meno parlando degli scontri e delle decine di morti che ne sono conseguiti, anche se ammette: «Abbiamo avuto paura. Con le altre sorelle non sapevamo se ci avrebbero mandato via e tutt’ora non sappiamo quali sono le in- tenzioni del nuovo governo. Pro- prio per questo le comunità cri- stiane, senza fare differenza tra i riti, sono più unite che mai». Uno dei fattori più imprevedibili, in questi mesi di transizione, è pro- prio il governo. Infatti questo non è composto dagli eletti nelle consultazioni elettorali di no- vembre, ma da membri della Giunta militare. Suor Marina ri- prende: «Con i Fratelli Musul- mani alla guida del paese la si- tuazione potrebbe migliorare, basti pensare che hanno fatto eleggere nelle loro liste diversi cristiani. Questi parlamentari non avrebbero mai avuto la forza per farsi eleggere autonoma- mente, ma essendo stati inseriti nelle liste di Libertà e Giustizia adesso possono rappresentarci # Foto grande : chiesa ortodossa pro- tetta dalla polizia nel quartiere di Eliopoli. Accanto : sacerdote che ha preso parte alle manifestazioni in piazza Tahrir; Abeer Saady, vicediret- trice del sindacato dei giornalisti.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=