Missioni Consolata - Aprile 2012

chiederebbero a me». In ogni caso, il problema dell’intolle- ranza nei confronti dell’altro è una caratteristica di tutti i po- poli: «In Kenya c’è tra le diverse etnie. L’arrivo di migranti non è percepito come un problema di per sé, non c’è la paura di un’in- vasione. Se l’arrivo di Somali, ad esempio, provoca reazioni di in- tolleranza è per questioni di et- nia. Per i kenyani il problema sta nel fatto che siano Somali. L’in- tolleranza è quella tra le diverse etnie per questioni storiche. Ad esempio per l’etnia dei Kamba, a cui io appartengo, nei tempi an- tichi l’intolleranza verso altri era una questione di orgoglio: l’etnia kamba era quella perfetta, scelta da Dio, aveva gli usi e co- stumi più belli. Gli altri erano stranieri, cattivi. I miei antenati andavano regolarmente ad at- taccare i Maasai, che erano i ne- mici perfetti, non perché aves- sero fatto chissà cosa, ma per- ché erano Maasai. È una que- stione storica che si deve leg- gere negli usi e nelle tradizioni, e poi c’è la manipolazione dei poli- tici a fini elettorali». «HO SENTITO IL GRIDO DEL MIO POPOLO» Il giovane missionario in altre occasioni ci aveva detto di aver capito alcune problematiche del suo paese stando in Italia, in particolare venendo a contatto ITALIA mette di averci sofferto: «Te- mevo che incontrandomi, la gente pensasse di trovarsi di fronte a un poveretto, bisognoso di aiuto. Era una questione di au- tostima, di complesso d’inferio- rità. Ora, avendo quotidiana- mente contatto con la gente e conoscendo i suoi pregiudizi, non ci soffro più. Un po’ è vero quello che viene raccontato dell’Africa: quando si parla di gente povera è vero. È vero che gli slums sono luoghi invivibili, che nel mio vil- laggio ci sono situazioni di or- fani, di Aids, è vero che ci sono gli animali, ci sono i safari. È tutto vero. L’Africa non è tutta oro, però non è nemmeno tutta problemi! Che venga raccontata la verità non mi fa problema, l’importante è che tutti ci accor- giamo di non essere autosuffi- cienti. Renderci conto che in Ita- lia abbiamo i nostri problemi, che in Kenya abbiamo i nostri problemi». L’immagine di Africa veicolata dai media fa il paio con l’imma- gine degli immigrati. «Io tecni- camente sono straniero, inte- riormente no. Ci sono miei amici che hanno vissuto esperienze di razzismo. Personalmente non ho mai subito discriminazione. Forse perché sono prete. Anche nelle famiglie che incontro, o con gli anziani. Parlando con loro ho riscontrato che c’è paura del mi- grante, dell’invasione, però è una paura ideale, che non ha conseguenze nell’incontro per- sonale. Ad esempio mi capita che persone mi fermino per chiedermi indicazioni sulle strade. Se ci fosse razzismo, non

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=