Missioni Consolata - Aprile 2012

da sei anni Pastore della Chiesa Riformata di Fran- cia, che ci racconta anche come è nata l’idea di un’e- sperienza nell’Arca. «Ho sempre cercato, anche nella mia parrocchia in ambito rurale, di creare uno stile di vita comunitario. Celebravo il culto, ero a disposi- zione dei parrocchiani, insegnavo il catechismo. Quello che auspico di fare nel futuro è di riuscire a conciliare i due aspetti: la vita comunitaria “durante la settimana” e la celebrazione del Culto la dome- nica». ECUMENISMO E RIFORME Il carattere aperto ed ecumenico dell’Arca ha per- messo al pastore protestante Emanuel di entrare in comunità e partecipare alla Fève . Gli chiediamo un ritratto della spiritualità all’interno dell’Arca. «Lanza del Vasto era cattolico ed era la guida assoluta. Anna, Jeannette e Michèle ci raccontano che lui pensava e gli altri lavoravano. Successivamente la comunità ha vissuto la spiritualità in modo differente. Oggi, non esistono più patriarchi e gli aspetti conservatori sono stati eliminati. È stato come un movimento di ri- forma all’interno dell’Arca stessa. Questo consente una grande autonomia di decisione e la massima apertura in termini di spiritualità e scambio con le altre religioni». Gli chiediamo se c’è qualcosa di particolarmente rile- vante nella vita all’Arca: «Molti anziani vengono in questa comunità sperando di potersi fermare a vi- vere ma l’Arca non è organizzata per questo. Per Mi- chèle e Jeannette che hanno sempre vissuto qui è dif- ferente, ma per chi non ha fatto un certo percorso è difficile. Lo sperimentare la vita comunitaria mi ha fatto pensare che sarebbe interessante creare una comunità per persone anziane sole, non una casa di riposo ma uno spazio aggregativo, dove ognuno con- servi la propria indipendenza, il proprio talento e si renda utile alla comunità». VITA DI FAMIGLIA NELL’ARCA Lasciare il proprio lavoro (Manuelle è psicomotrici- sta), cambiare scuola ai bambini e fare “famiglia” al- l’interno di una grossa comunità come questa, com- porta molti cambiamenti. A rispondere è Manuelle: «I bambini sono molto con- tenti di vivere in questa grande casa famiglia. Si sono create subito delle relazioni con gli altri bambini e non esiste il problema del babysitting (Manuelle sor- ride). Non è tutto così semplice però, occorre dialo- gare molto con loro e spiegare che le dinamiche della comunità sono differenti da quelle della famiglia mo- nonucleare. Questa particolare struttura dell’Arca è grande e nel week end si riempie di gente che pre- nota le sale per conferenze o seminari, ai bambini è necessario mettere delle restrizioni perché la sicu- rezza non è certo quella delle quattro mura di casa. Manca sicuramente il controllo e l’intimità. La grande casa è protettrice ma a volte anche un po’ op- primente e non mancano i sacrifici in termini di “de- crescita”. Per noi che siamo stagisti e non membri della comunità non è disponibile un bagno privato nell’appartamento e questo, con tre bimbi, non è sempre semplice. Non da meno è la differenza con le altre famiglie sui metodi pedagogici. Noi siamo contrari a far vedere la televisione ai bambini ed altre famiglie invece accet- tano che televisione e computer siano sempre a dis- posizione dei piccoli. Su questo, il cammino verso la nonviolenza insegna molto: imparare a relazionarsi attraverso il dialogo e a smussare gli attriti, accet- tando le differenze, favorisce la convivenza pacifica. In questo senso sono già state fatte molte migliorie rispetto al nostro arrivo e la motivazione, comune a tutti, a vivere in armonia facilita e rende piacevole il quotidiano». Rimettersi in discussione con la propria famiglia ed entrare in una grande comunità, con le sue regole e i suoi tempi è una bella sfida. Ma, esiste una sorta di gerarchia all’interno dell’Arca e da chi vengono prese le decisioni più importanti? «È necessario fare una puntualizzazione e dividere la vita dell’Arca in due tempi». A parlare è nuovamente Emanuel, mentre la moglie ci versa una tisana e richiama a un po’ di di- sciplina i piccoli nella stanza accanto. «Una volta si era più dipendenti, perché chi sceglieva la vita in co- munità non aveva lo stipendio ed era supportato completamente dalle finanze comunitarie. Oggi, ogni famiglia ha un piccolo introito mensile con cui decide la priorità delle proprie spese. Nessuno controlla o si permette di criticare le scelte fatte. Le decisioni ge- nerali sulla comunità vengono prese dai membri stessi, mentre noi stagisti partecipiamo a delle com- missioni operative che approfondiscono le varie pro- blematiche e cercano le soluzioni. Ogni settimana c’è una riunione della casa in cui sia i membri che gli stagisti partecipano. Qui si discute tutti insieme e si prendono decisioni comuni. Il principio cardine di tutto il nostro lavoro è che non ci si può fermare. La nonviolenza e la spiritualità sono un cammino pe- renne, una ricerca costante di equilibrio e coerenza prima dentro se stessi e poi nelle relazioni interper- sonali». APRILE 2012 MC 45 MC A «SCUOLA» DI NONVIOLENZA

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